Milano abbraccia gli alpini. I "tecnici" che servono al Paese

Milano abbraccia gli alpini. I "tecnici" che servono al Paese

M uli che sfilano nella Milano dei grattacieli, cori improvvisati che fanno rivivere dopo 112 anni i caduti dell'Ortigara alla Rinascente, il tempio del lusso, tra clienti divertiti e giapponesi esterrefatti. Gli alpini sono irresistibili quando invadono una città per la loro adunata annuale. Commuovono nei centri di tradizione montanara, ma sanno conquistare anche una metropoli che viaggia ai 300 all'ora come una delle capitali emergenti dell'Occidente. Arrivano disciplinati e ordinati da tutto il mondo con ogni mezzo, partecipano alle loro celebrazioni, uniscono la bisboccia alla visita turistica e poi si congedano lasciando sempre rimpianti e nessuna cartaccia per terra. Una macchina organizzativa rodata dal 1919 che ha pochi eguali in Italia per efficienza e capacità gestionale. Pensiamo anche a loro, i 263mila alpini in congedo dell'Ana, quando prima o poi la politica si incepperà al momento di esprimere un governo di necessità, più popolare che populista. Abbiamo già dato con banchieri, tecnocrati, ammiragli e magistrati amministrativi. Se dovremo sorbirci un altro gabinetto tecnico nei prossimi mesi, non dimentichiamoci di queste grandi risorse con la penna nera. È un appello provocatorio, ironico, che farebbe inorridire gli stessi interessati. Non si avvererà mai, ma almeno ci aiuta a ricordare che in caso di necessità possiamo contare su una delle migliori parti del Paese. Non ce ne vogliano, ma gli alpini assommano veramente le qualità teoriche richieste a un esecutivo che non è stato generato dalle urne. Sarebbe un governo non politicizzato: le penne nere non hanno colore. Democratico: dal generale in congedo con la penna bianca al tamburino sovrappeso della fanfara di paese non ci sono differenze, sono un corpo unico. Ambientalista: si occupano di montagna e natura ancora prima che venisse fondato il Wwf nel 1961. Solidale: sono i primi a unirsi alla Protezione civile per soccorrere le vittime di calamità naturali e ricostruire paesi danneggiati. Efficiente: organizzano eventi in ogni piccolo centro italiano senza costare un euro ai contribuenti. Patriottico: si inginocchiano soltanto al cospetto del loro «Dio del Cielo, Signore delle cime» e alla bandiera tricolore. Non brigano con i magistrati, non diffondono odio, anzi continueranno a difendere l'Italia dallo straniero come fecero i loro eroici nonni su cime innevate e altipiani intrisi di sangue.

Non esiste solo un Paese smarrito, in crisi di valori, con un Pil che non si scrolla dallo zero virgola: per fortuna ci sono ancora forze sane che remano in una sola direzione. E continueranno a farlo, senza chiedere nulla in cambio, senza aspettare che un presidente della Repubblica affidi loro per disperazione le chiavi di Palazzo Chigi.

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