"Mio fratello ucciso nel nome di Allah. Il Papa difenda i cristiani in Turchia"

Nell'anniversario della morte di don Santoro, ucciso il 5 febbraio 2006 a Trebisonda (Turchia), parla la sorella Maddalena: "Spero che Papa Francesco spinga per tutele reciproche"

"Mio fratello ucciso nel nome di Allah. Il Papa difenda i cristiani in Turchia"

Al centro del colloquio privato, questa mattina, tra Papa Francesco e il presidente turco Recep Tayyp Erdogan, c’è sicuramente la questione scottante dello status di Gerusalemme e delle dichiarazioni di Donald Trump di spostare la capitale israeliana nella città santa. Ma il Papa chiederà anche tutela della libertà religiosa per i cristiani in Turchia. Questa mattina, alle 9.30 nella Biblioteca del Palazzo Apostolico, Bergoglio riceve Erdogan per la prima volta in Vaticano, e l’udienza avviene in un giorno che per molti osservatori non è casuale.

«Proprio il 5 febbraio del 2006, a Trebisonda, sul Mar Nero, venne ucciso mio fratello, don Andrea Santoro, al grido di Allah è grande – dice al Giornale Maddalena Santoro – e l’incontro di oggi tra il Papa e il presidente turco, per noi cristiani, non è una pura coincidenza. Spero e mi auguro – prosegue – che emerga, e sicuramente emergerà da parte di Francesco, il problema della libertà religiosa in Turchia, che significa accoglienza e rispetto gli uni degli altri, di tutti gli uomini, credenti e non credenti. Questo significa far sì che non si viva di paura, di restrizioni. Il dialogo non può esistere se non c’è reciprocità considerando l’altro una ricchezza e questo ci ha insegnato don Andrea». Come vivono i cristiani oggi in Turchia? «Con il passare degli anni le cose non sono migliorate – risponde Maddalena Santoro, docente alla Lumsa e fondatrice dell’associazione “Don Andrea Santoro onlus” - anzi peggiorano di giorno in giorno. C’è una apparente e formale libertà per i cristiani, che, certamente, possono andare in chiesa, ma resta un forte controllo da parte delle forze dell’ordine». L’udienza di oggi, tra Papa Francesco ed Erdogan, rappresenta «un segno di incontro tra due religioni, un momento di dialogo. Anche oggi don Andrea si fa sentire, si fa presente anche in questa “casualità”. Si fa presente in mille modi, attraverso persone semplici, attraverso gli eventi che avvengono».

E il processo di canonizzazione come procede? Presto don Andrea sarà martire? «La diocesi di Roma sta raccogliendo tutto il materiale e l’intero archivio di lettere e scritti in nostro possesso. I suoi ex parrocchiani sperano che presto mio fratello diventi testimone di fede e venga considerato martire in “odium fidei”». Non le sembrano un po’ eccessive le misure di sicurezza predisposte per l’arrivo di Erdogan? Si parla di una città blindata. «Credo che, nel tempo in cui viviamo, siano le misure necessarie per evitare un attacco contro Erdogan - conclude Santoro - ed è importante prendere tutti gli accorgimenti per evitare che qualche pazzo possa fare un attentato». E le dichiarazioni di Trump su Gerusalemme, come le valuta? «Dico no alle affermazioni provocatorie, se si sceglie la divisione si sceglie la guerra. Don Andrea ha amato la Terra Santa e ci ha insegnato a seguire la via del dialogo e della pace. Spero che il Papa intervenga anche su questo».

Ieri Erdogan aveva indicato il senso della sua visita. «Dopo la dichiarazione di Trump, contraria alla legge internazionale, ci siamo parlati con il Papa», ha detto Erdogan alla Stampa. «Voglio ringraziarlo per quella nostra telefonata su Gerusalemme, in seguito alla quale Papa Francesco non ha perso tempo e ha diffuso a tutto il mondo cristiano un giusto messaggio. Perché Gerusalemme non è una questione solo dei musulmani.

Entrambi siamo per la difesa dello status quo e abbiamo la volontà di tutelarlo». Secondo Erdogan, «nessuna nazione ha il diritto di adottare passi unilaterali e ignorare la legge internazionale su una questione che interessa a miliardi di persone».

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