Cronache

"Mio padre fascista salvò ebrei. La legge Fiano non è democratica"

La lettera di Massimo Visconti, giornalista e sindacalista, a Emanuele Fiano, primo firmatario della legge contro la propaganda fascista

"Mio padre fascista salvò ebrei. La legge Fiano non è democratica"

Una lettera aperta, scritta di pungo da un uomo il cui padre "simpatizzava per il regime fascista" perché riconosceva "a Benito Mussolini il fatto di aver portato in Italia tutte quelle innovazioni sociali che hanno costruito quello Stato Sociale che oggi si sta distruggendo legge dopo legge". La missiva è stata spedita, idealmente, all'indirizzo di Emanuele Fiano, il deputato Pd che ha dato il nome alla legge (approvata dalla Camera e presto in discussione al Senato) per mettere fuorilegge la "propaganda fascista".

"La mia famiglia abitava a Roma in via Grotta Pinta 19 - si legge nella lettera pubblicata dal Secolo d'Italia e firmata da Massimo Visconti - e ai due piani sopra il nostro appartamento vivevano due note famiglie di religione ebraica molto famose nella capitale e di cui non faccio il nome per riservatezza. Ebbene mio padre, simpatizzante del fascismo, il 13 ottobre del 1943, giorno della famigerata retata nazista nel ghetto, non esitò a nascondersi dentro la sua casa un’intera famiglia composta da padre, madre in attesa di un figlio, e altri tre figli adolescenti per salvarli dalla deportazione. Quando i tedeschi vennero nel palazzo bussarono anche nella nostra casa per chiedere notizie di queste due famiglie che non risultavano più nelle loro abitazioni. Mio padre disse che erano giorni che non li vedeva e i tedeschi credettero a mio padre e andarono via".

Il messagio sembra essere chiaro: non tutti i fascisti erano persone ignobili. O almeno non il padre di Visconti. "Lei pensa che quella famiglia ebrea accettando l’aiuto di “un fascista” si sia preoccupata del fatto che mio padre fosse simpatizzante del regime e di Mussolini? Quando mio padre morì, nel 1986, venne nella nostra casa il capofamiglia di quella stessa famiglia di ebrei che piangeva come un bambino, e abbracciandomi non faceva altro che dire 'grazie a tuo padre siamo tutti vivi'". Questo episodio spiega bene perché la legge Fiano è "contraria ad ogni principio di democrazia e libertà", ma anche "offende anche quella famiglia ebrea".

Già, perché Visconti non accetta "che i principi Costituzionali che garantiscono il libero pensiero vengano cancellati da una minoranza parlamentare". E soprattutto crede che la legge possa avere un effetto contrario e opposto a ciò per cui è nata: cioè provocare la reazione di chi ha un gadget di Mussolini in casa per ostentare la propria appartenenza.

"Onorevole Fiano - si conclude la lettera - a me non fanno paura i saluti romani o i pugni chiusi (anch’essi sono la rappresentazione esteriore di un regime dittatoriale che però ha provocato milioni di morti), a me fa paura il sistema delle tangenti che nonostante “mani pulite” oggi non arricchisce più i partiti ma i singoli deputati, fa paura il Jobs Act che ha precarizzato il mondo del lavoro soprattutto quello giovanile, fa paura il futuro dei nostri giovani che non so come potranno mantenere non le loro famiglie ma le loro singole persone, fa paura il fatto che ci sono 130 mila giovani che lo scorso anno hanno lasciato l’Italia perché il nostro Paese non offre loro prospettive, fa paura il fatto che un parlamento non riesce a darsi una legge elettorale decente solo per garantire a chi nel 2018 sarà eletto di poter fare il contrario di ciò che ha promesso in campagna elettorale, fa paura vedere le nostre strade piene di prostitute di colore che vengono mportate” e schiavizzate, fa paura vedere il nostro paese invaso da chi non vuole integrarsi ma pretende che siano gli italiani ad adeguarsi alle loro culture".

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