Il mistero degli innocenti: spariti 5.000 baby profughi dai barconi dell'orrore

Negli ultimi 5 mesi oltre 13mila minori sbarcati sulle nostre coste. L'onorevole Brambilla: "L'Italia non può far finta di nulla"

Il mistero degli innocenti: spariti 5.000 baby profughi dai barconi dell'orrore

Roma - Sono gli Invisibili. Non hanno un volto e neppure un nome ma sono giovanissimi. Hanno tutti meno di 18 anni, un'età nella quale i loro coetanei vanno a scuola, fanno i compiti, giocano a pallone con gli amici o nuotano in piscina. Loro invece, gli invisibili, sono vittime di abusi e soprusi, persi in una zona grigia senza legge, un «altrove» dal quale è davvero difficile che sfuggano perché nessuno li cerca: non hanno genitori non hanno parenti o punti di riferimento. Eppure sono tanti, tantissimi e hanno bisogno d'aiuto.

Dall'inizio di quest'anno al 31 maggio 2015 con gli sbarchi sono arrivati in Italia 13.320 minori non accompagnati. Di questi 5.114 risultano «irreperibili», scomparsi. È questo il volto più doloroso di un'immigrazione incontrollata che pretende di accogliere tutti ma in realtà abbandona i più deboli ed indifesi alla mercè di sfruttatori e criminali.

È il presidente della Commissione parlamentare per l'infanzia e l'adolescenza, Michela Vittoria Brambilla, a denunciare una scomparsa di massa di fronte alla quale chiede al governo di intervenire.

«Secondo l'ultimo report del ministero del Lavoro sono 5.114 i giovanissimi scomparsi dopo gli sbarchi -dice la Brambilla- C'è il rischio che questi minorenni finiscano in circuiti illegali, forniscano manovalanza alla crimininalità organizzata e siano variamente sfruttati anche per i più turpi traffici». Più che un rischio una certezza. Basta scorrere le cronache degli ultimi mesi, affollate dalle inchieste denuncia sullo sfruttamento della prostituzione dei minori stranieri in tutte le grandi città.

E non ci sono soltanto i minori arrivati con gli sbarchi da proteggere. Grazie all'impegno di associazioni di volontariato è emerso come anche nel nostro paese in molte famiglie straniere le figlie femmine già a 12 o 13 anni vengano riportate nei loro paesi di origine e poi costrette a matrimoni forzati. Una sorta di «pedofilia legalizzata» come ha denunciato di recente Aidos (Associazione italiana donne per lo sviluppo) anche sulla base di indagini condotte da Trama di Terre Onlus che stima in almeno 2.000 all'anno le bimbe vittime di matrimoni forzati nel nostro Paese.

La Commissione Infanzia sulla base dei dati a disposizone stima un crescita di minori stranieri non accompagnati negli ultimi due anni del 98,4 per cento con un'impennata ulteriore dovuta all'ondata massiccia di sbarchi del 2015.

«Il governo non può fare finta di nulla, la sparizione di cinquemila minorenni non è una bagatella - denuncia la Brambilla -. Si ha la sensazione di esser davvero arrivati a un bivio: o si mette in campo una politica seria, organica ed adeguatamente finanziata per l'infanzia e l'adolescanza oppure è evidente che la condizione dei minori più poveri nel nostro Paese continuerà a peggiorare e presto il declino apparirà ineluttabile».

La Brambilla definisce quella dei minori «un'emergenza nell'emergenza» e pur nella consapevolezza delle difficoltà economiche sottolinea la necessità di uno sforzo mirato proprio «per la tutela dei giovanissimi e la promozione dei loro diritti».

L'obbiettivo è quello di approvare al più presto un Piano nazionale per l'infanzia che preveda interventi mirati che dovranno riguardare ovviamente una realtà allargata che comprende anche tutti i minori italiani in difficoltà.

I dati della Commissione sono drammatici. Sono 91.272 i minori che sono stati vittime di maltrattamenti e abusi nel 2014 e son 29.388 quelli che vivono fuori dalla famiglia o in affido o in comunità.

Cresce la povertà relativa e la povertà assoluta delle famiglie e spesso le prime vittime sono proprio i bambini. Su circa dieci milioni di minori quelli in stato di povertà assoluta sono raddoppiati passando dai 723.000 del 2011 al milione 434.000 del 2013. Nel 2013 il 12,6 delle famiglie è in povertà relativa, ovvero consuma meno della media, e il 7,9 è in povertà assoluta.

In questo contesto sono i bambini a soffrire di più la condizione di povertà, che interessa un minore su 7 che di fatto è escluso anche da opportunità educative e formative e dunque anche dalla possibilità di riscatto sociale.

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