Cronache

"La morte di mia figlia? È il fallimento delle istituzioni"

Alessandra Verni, la mamma di Pamela Mastropietro: "Quello di Pamela non è stato un femminicidio. È stato un atroce omicidio che rappresenta la sintesi del fallimento di certe istituzioni e di determinate politiche. Certo, tante associazioni femministe, che sono scese in campo per molto meno, questa volta hanno taciuto. Imbarazzante.”

"La morte di mia figlia? È il fallimento delle istituzioni"

Roma si ricorderà di Pamela Mastropietro, con una fiaccolata che si terrà venerdì prossimo. Per sua madre, Alessandra Verni, è impossibile dimenticare. È impossibile vivere, si sopravvive, in attesa di giustizia. L’abbiamo intervistata.

Quasi tre mesi senza Pamela, come è cambiata la sua vita?

“La mia vita, più che cambiata, è finita: sopravvivo, pensando a Pamela e lottando per farle avere giustizia. Quel che è capitato a lei, non deve capitare ad altri: per questo, chi ha sbagliato, deve pagare.”

Pensa che qualcuno avrebbe potuto salvarla?

“Penso che qualcuno l’avrebbe dovuta fermare, lì in comunità. Se vedi una ragazza che si allontana, in una città che non conosce, senza soldi, senza telefono, e sai che soffre di un grave disturbo della personalità la fermi, cerchi di guadagnare tempo e, soprattutto, avvisi subito chi di dovere. Poi c’è da chiedersi come mai l’attuale maggior indiziato del suo atroce e bestiale delitto fosse ancora in Italia, e perché i giardini Diaz, dove Pamela si era recata non per cercare droga, ma perché da lì partivano i pullman per Roma, siano tuttora un luogo di spaccio di droga a cielo aperto.”

Ha perdonato chi le ha fatto del male?

“Si tratterebbe di perdonare Satana. Quindi, no.”

Che idea si è fatta della fine di sua figlia?

“Che sono diversi gli autori del suo bestiale omicidio e che, chi ha agito, lo ha fatto con una precisione chirurgica. Spero che gli inquirenti indaghino a tutto campo.”

Confida nella giustizia?

“Ogni cittadino dovrebbe poterlo fare. Spero che non ci siano pressioni esterne e che la magistratura e le forze dell’ordine possano lavorare in pace. Sui giornali si legge di tutto, ed anche noi della famiglia abbiamo appreso tanti particolari macabri da lì. Forse, bisognerebbe evitare tutta questa fuga di notizie.”

Quale pena ritiene opportuna?

“Beh, dire l’ergastolo sarebbe superfluo. Ma in Italia si sa come vanno certe cose. Si parla tanto di diritto, ma si dimentica quello che avevano le persone uccise: quello alla vita.”

Secondo lei c’è un collegamento tra violenze sessuali e immigrazione?

“Le violenze sessuali sono compiute anche da cittadini italiani, ma è indubbio che l’immigrazione incontrollata e mal gestita di questi anni abbia portato ad un aumento della criminalità.”

A Macerata, come in altre città d’Italia, ci sono luoghi di spaccio controllati da comunità straniere e tollerati di fatto dallo Stato…

“Sì, e mi chiedo tuttora se i personaggi istituzionali, coinvolti a vario livello nella gestione dell’ordine e della sicurezza pubblica, che evidentemente ha fatto acqua, siano stati chiamati a rispondere del loro non operato.”

Pensa che quello di Pamela sia stato considerato un femminicidio di serie B?

“Quello di Pamela non è stato un femminicidio. È stato un atroce omicidio che rappresenta la sintesi del fallimento di certe istituzioni e di determinate politiche. Certo, tante associazioni femministe, che sono scese in campo per molto meno, questa volta hanno taciuto. Imbarazzante.”

Cosa pensa di Traini?

“Ha sbagliato ad agire in quel modo e, sia io che la mia famiglia, abbiamo preso subito le distanze dai fatti di cui è stato protagonista. Ma certamente è stato il simbolo di tante persone esasperate, come detto, da certe politiche che hanno portato, oggi, ad un razzismo al contrario, ossia verso noi italiani. La recente vittoria della Lega nelle Marche, d’altronde, testimonia tutto ciò.”

Cosa ha da dire a chi è sceso in piazza a Macerata contro il pericolo fascista, ma non ha speso parole per Pamela?

“Lo hanno fatto per depistare l’attenzione da quanto accaduto. Non sarò una professoressa, ma da quel che ho studiato, il fascismo è finito il secolo scorso, più di cinquanta anni fa. Sul razzismo, già ho detto: oggi è al contrario, verso noi italiani.”

Lei alla fine ha votato a queste elezioni?

“Ho votato. E certamente non ho dato la mia preferenza a chi è stato causa di una politica migratoria criminale.”

Tra qualche giorno un corteo a Roma per ricordare Pamela, qual è il messaggio che porterà in piazza?

“Vorrei che tutta l’Italia civile si unisse virtualmente affinché venga fatta giustizia per Pamela e per tutte quelle vittime di un sistema ingiusto che, per un motivo o per un altro, ad oggi non hanno ancora ottenuto le loro risposte.”

L’evento è organizzato dal Coordinamento delle Associazioni a Tutela delle Vittime Dimenticate, perché sua figlia è una vittima dimenticata?

“Perché qualcuno si è dimenticato di fermarla, perché qualcuno si è dimenticato che gli spacciatori dovrebbero stare in carcere, perché qualcuno si è dimenticato che i clandestini dovrebbero essere rispediti al loro paese. E adesso non vorrei che chi deve indagare si dimentichi di fare fino in fondo il proprio dovere, con coscienza e senza guardare in faccia nessuno. Pamela poteva essere la figlia di tutti. Sono fiduciosa.”

E lei, da mamma, si attribuisce delle responsabilità?

“Certo che mi attribuisco delle responsabilità, quale genitore non se le attribuirebbe? Ho fatto tutto quello che ho potuto per dare sostegno a Pamela, ho persino denunciato il ragazzo che l’ha iniziata all’eroina. Ma mi sono scontrata con i miei limiti ed ho chiesto aiuto alle strutture pubbliche.

Ecco, la cosa che rimpiango di più è stata d’averla mandata in comunità, di essermi fidata.”

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