Cronache

'Ndrangheta, estorsione sull'A3

Sei presunti affiliati alla cosca "Nasone -Gaietti", operante nel territorio di Scilla (RC), sono stati arrestati

'Ndrangheta, estorsione sull'A3

Le mani della 'ndrangheta sulla Salerno-Reggio Calabria. Sei presunti affiliati alla cosca "Nasone -Gaietti", operante nel territorio di Scilla (RC), sono stati arrestati dai carabinieri e risultano indagati a vario titolo di associazione di tipo mafioso, estorsione e furto aggravati dall’aver favorito un sodalizio di tipo mafioso.

Al centro dell’indagine, la "capillare pressione estorsiva" esercitata dalla cosca su imprenditori e commercianti locali, con particolari interessi delle famiglie mafiose sugli importanti appalti dei lavori di ammodernamento dell’Autostrada A3 Salerno-Reggio Calabria, con furti e danneggiamenti sul territorio per imporre la forza intimidatrice della ’ndrangheta.

Preziosa per la riuscita dell'operazione, secondo quanto hanno spiegato gli inquirenti, è stata la collaborazione e il coraggio di alcuni imprenditori locali che hanno deciso di non sottostare al giogo mafioso e di denunciare le richieste estorsive. Tra le persone arrestate, ci sono anche tre operai accusati di essere collusi con la ’ndrangheta ed impegnati nei lavori di ammodernamento dell’autostrada A3.

Gli operai, che svolgevano anche funzioni di rappresentanza dei lavoratori dell’azienda erano dipendenti della ditta Santa Trada che aveva vinto un subappalto dei lavori e, secondo l’accusa, estorcevano denaro alla ditta appaltante. In particolare i tre sono accusati di avere rubato, nell’aprile scorso, materiale da lavoro e avere danneggiato un furgone della ditta. Quindi era seguita una richiesta di denaro per la restituzione del materiale e per mettere "a posto" il cantiere.

Gli operai accusati di essere collusi, che secondo le indagini si muovevano sotto le direttive di Nasone, per l’accusa erano veri e propri grimaldelli che, agendo dall’interno, potevano muoversi liberamente sul cantiere, senza destare sospetti.

Avvicinavano le vittime con le loro richieste che poi venivano riportate ai vertici dell’organizzazione, per concertare le modalità di intervento.

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