Cronache

Il cellulare a scuola? Inutile proibire, si insegni a usarlo meglio

Il cellulare a scuola? Inutile proibire, si insegni a usarlo meglio

Non è che le proibizioni abbiano mai dato molti frutti, se non l'opposto di quanto si prefiggevano di ottenere. Un esempio tra tutti, il più classico: non si è mai bevuto tanto negli Stati Uniti quanto durante il proibizionismo. Quindi prendiamo la nuova proposta di legge: quella di vietare l'uso dei cellulari a scuola. Utilizzo che è già vietato durante le ore di lezione, ci mancherebbe altro, altrimenti uno prima di un'interrogazione consulta Google e Wikipedia, ma pensare di bandirlo completamente, perfino durante la ricreazione, impedendone l'utilizzo anche a professori e presidi, come pare sia in un disegno di legge, è esagerato, anche perché oramai gli smartphone sono parte integrante della nostra vita, direi del nostro corpo, una vera e propria protesi del nostro cervello. E chiedere di togliersi una protesi, per poi potersela rimettere una volta usciti, non renderà la scuola più simpatica. Uno esce da scuola e sente la libertà: ah, finalmente posso stare tutto il giorno sul cellulare.

Magari insegnare a usare meglio questa protesi potrebbe essere una buona idea. Visto che ormai viviamo in rete, insegnare come distinguere una fonte autorevole da una non autorevole sarebbe molto educativo, imparare a diffidare da ciò che leggono in rete. In tal caso i cellulari li farei tenere anche a lezione, per far capire come usarli al meglio, e non per diventare più cretini.

Una cosa è certa: più si vieta qualcosa, più la si desidera. Nessuna legislazione è mai riuscita a impedire un desiderio legiferando, casomai ad acuirlo rendendolo illegale. Se ti dicono di non pensare a un elefante, penserai sempre a un elefante. All'opposto, che è sempre stato il problema dell'insegnamento, più si obbliga qualcuno a fare qualcosa, più finirà per odiarla. Vorrei sapere chi, uscito da scuola, si è messo a rileggere Dante, Manzoni o Leopardi. Perfino sui libri ci fu un proibizionismo, non si potevano leggere De Sade o David Herbert Lawrence, in Italia perfino Alberto Moravia, che veniva letto per questo.

Ecco perché la maggior parte delle persone esce da scuola e non apre più un libro, quantomeno dalla scuola italiana, non per altro in Italia siamo all'ultimo posto in Europa quanto a lettura di libri e quotidiani, evidentemente c'è qualcosa che non funziona nel nostro insegnamento. Oppure nel Dna degli italiani. Piuttosto, vedrei un'altra proposta di legge molto interessante: quella di vietare l'uso dei cellulari ai ministri, così non possono più scrivere i loro pensieri su Facebook e Twitter.

Quelli sì che sono diseducativi.

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