Cronache

Noi sognatori degli anni '50 Avevamo tutto, pure la Luna

Nessuno è mai stato giovane come i "figli del boom" e della musica. Vevano di utopie e trasgressione, oggi hanno potere e sicurezza

Noi sognatori degli anni '50 Avevamo tutto, pure la Luna

Non ce l'aspettavamo, la crisi. Ma siamo ancora qui a giocarci il finale di partita, senza arrenderci, aggrappati ai nostri posti, a un mondo che forse non esiste più, con la voglia di sentire le vene che battono come le corde di una chitarra elettrica. Non è mai facile fare i conti con le generazioni, perché poi ognuno ha la sua storia, ma vale la pena di raccogliere la sfida di Livio Caputo. Quelli nati, come lui, tra gli anni Trenta e Quaranta del vecchio secolo sono stati fortunati: appena sfiorati dalla guerra, giovani negli anni della ricostruzione, padri di famiglia in un'Italia con il futuro a portata di mano, con regole certe e paracaduti in caso di caduta. Eppure c'è una generazione che davvero si è presa tutto, consumando gli anni e la vita fino al midollo. È la mia, quella che ha scavalcato o sta scavalcando i sessant'anni, nata quando Modugno allargava le braccia e cantava Volare, sull'onda del miracolo italiano. Ci hanno chiamato figli del boom, l'ultima grande infornata di nascite record, battezzati dal miracolo italiano. Cosa abbiamo avuto di più rispetto ai Caputo? Il sogno, l'adrenalina, l'avventura, la rivolta, l'immaginazione, la lotta. Certo, alcuni di noi hanno pagato un prezzo di sangue e di piombo, altri sono finiti con una siringa nel braccio, ma abbiamo viaggiato ad un'altra velocità.Quelli che sono venuti dopo non sono mai stati giovani come lo siamo stati noi. Ci siamo presi il monopolio della gioventù, con la pretesa di non invecchiare mai, di rappresentare per sempre quell'ideale. Come Dorian Gray, fino a marcire dentro. Ci siamo beccati la musica migliore, l'età d'oro del rock, leggendaria e irripetibile. Quella che ancora oggi scuote l'anima e le viscere, quella che per gli altri è solo una nostalgia mai vissuta da raccattare in qualche film o serie tv. Noi invece eravamo lì, vivi, in diretta, con lo sguardo perso sulle mani di Jimi Hendrix, senza sapere che nessun altro avrebbe fatto vibrare una chitarra come lui, al di là del bene e del male. Abbiamo visto nascere le radio libere e ci siamo tuffati nei corpi della rivoluzione sessuale. Il sesso che sa ancora di peccato, ma non è più tabù. Avevamo vent'anni e ci siamo goduti quella tregua di promiscuità tra la sifilide e l'Aids.Noi, soprattutto, non avevamo paura. Neppure della Guerra fredda. C'erano muri di ideologia, ma non ci hanno impedito di viaggiare su e giù, guardando il mondo come se fosse sempre la prima volta. Non c'era turismo di massa, ma si andava alla scoperta di luoghi meravigliosi nascosti negli angoli della terra, senza le masse, senza la folla, senza ritrovarti le mani sulle spalle del vicino di casa. C'era Capri quando ancora era Capri o, se volevi, potevi perderti in India o attraversare il Medio Oriente in moto dormendo ai bordi delle strade o andare in bicicletta da Amsterdam a Parigi senza l'angoscia delle famiglie e il telefonino che ti controllava.Abbiamo vissuto di utopia, al punto da consumarla e non lasciare nulla agli altri. Abbiamo sacralizzato la politica, salvo accorgerci che era solo un gioco. Con la scusa della fantasia al potere abbiamo occupato tutti i posti disponibili, constatando che il cinismo rende più dei sogni. Ma pure i sogni ce li siamo tenuti per noi. Abbiamo sottoscritto che il privato è pubblico e così abbiamo speso tutte le risorse a disposizione messe in circolo da uno Stato spendaccione. I debiti? Li stanno pagando gli altri, con una vita precaria. Siamo stati gli ultimi a sfruttare il bene e il male del Novecento, ubriachi di vita e a costi bassi. E siamo stati gli ultimi a godere della tranquillità del posto fisso. È per questo che ci siamo presi tutto, più ancora della generazione di Caputo, godendoci allo stesso tempo l'adrenalina della trasgressione e la tranquillità della sicurezza. Noi ci abbiamo provato a cambiare il mondo e, in fondo, ci siamo pure riusciti, a costo di mandarlo in frantumi e ben attenti a conservare per noi i cocci migliori. Abbiamo fatto saltare il banco e stiamo ancora festeggiando.Abbiamo sognato. Quando il sogno non era ancora un'illusione e l'America era un mondo meraviglioso dove Doctor J con le sue schiacciate era immagine ad anni luce di distanza.Noi siamo quelli a cui il Papa in una notte di luna piena ha regalato una carezza. Abbiamo goduto con il Milan, prima squadra italiana a vincere la Coppa dei Campioni.

E poi abbiamo visto l'uomo sulla Luna. Come potevamo aver paura del futuro?

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