Cronache

"Non rispetta il Ramadan". Chi è lo zio-orco di Saman

L’uomo, secondo gli inquirenti, avrebbe punito la giovane donna che, a detta della famiglia, si era allontanata dai dettami dell’Islam

Danish Hasnain, 33 anni
Danish Hasnain, 33 anni

È ricercato in tutta Europa il 33enne pakistano Danish Hasnain, sospettato di aver assassinato la nipote 18enne Saman Abbas. L’uomo, secondo gli inquirenti, avrebbe punito la giovane donna che, a detta della famiglia, si era allontanata dai dettami dell’Islam. Probabile, come riporta il Corriere della Sera, che si trovi in Francia, ma oramai il presunto assassino è braccato dalle forze dell’ordine e presto verrà acciuffato. Appiedato e senza il telefonino è difficile per lui chiedere aiuti, oltretutto uno dei cugini fuggiti, considerati complici, è stato già arrestato ed estradato. Ma chi è Danish Hasnain? Qual è il suo profilo? A Novellara, nel basso Reggiano, era considerato da tutti un ottimo lavoratore; non aveva precedenti di polizia, eppure l’immagine di questi ultimi giorni è quella di un uomo violento e senza scrupoli.

Ad aprire uno squarcio nella famiglia di Saman è stato il fratello 16enne della ragazza, il quale ha raccontato ai carabinieri delle continue liti tra la sorella e i familiari. Questi ultimi accusavano la giovane di essere troppo lontana dalle loro tradizioni, di non osservare il Ramadan e di essersi occidentalizzata, una colpa da pagare con il sangue. Poi c’era stato l’incidente più grave: il rifiuto di Saman a sposare il cugino in Pakistan, un affronto imperdonabile per goli Abbas e per lo zio Danish. La 18enne sognava di vivere la sua vita con il fidanzato conosciuto in Italia, di studiare, diplomarsi e viaggiare come una ragazza normale. Ciò, però, non andava bene ai familiari, soprattutto allo zio, il quale avrebbe pensato di punirla in maniera esemplare.

L’intenzione di uccidere Saman era arrivata fino in Pakistan, come conferma la telefonata a una donna in cui Danish Hasnain parla di un lavoro ben fatto. Dalle carte processuali emergono anche gli ultimi giorni trascorsi a casa dalla 18enne, come una reclusa, seppure aveva avuto il coraggio di denunciare il padre alle forze dell’ordine perché non voleva darle la carta d’identità. Il genitore, a volte, la costringeva a dormire per strada; questa era la punizione per la sua ribellione.

Ma questo evidentemente non è più bastato ed ecco perché poi si è giunti all’epilogo tragico della storia.

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