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Nuovi guai per il dem Oliverio: chiesto processo per la compagna

La Procura diretta da Gratteri invoca il rinvio a giudizio per la fidanzata del presidente della Regione Calabria. Che è coinvolto in diverse inchieste che ne mettono a rischio la ricandidatura

Nuovi guai per il dem Oliverio: chiesto processo per la compagna

Non c'è pace per il governatore della Calabria. Non bastassero le inchieste in cui è coinvolto direttamente e il braccio di ferro con il suo partito, il Pd, che non vuole ricandidarlo, adesso Mario Oliverio deve fare i conti anche con i guai giudiziari della sua compagna di vita.

La Procura di Catanzaro, diretta da Nicola Gratteri, nell'ambito di una indagine su presunti illeciti nella gestione dei fondi regionali destinati alla cultura, ha chiesto il rinvio a giudizio di nove persone. Tra loro c'è anche la fidanzata del presidente dem, Adriana Toman, autrice teatrale e regista.

Secondo l'accusa, i nove imputati avrebbero turbato i procedimenti per l'affidamento dei contributi del Fondo unico della cultura, per una cifra complessiva pari a 240mila euro. E Toman avrebbe avuto un ruolo di protagonista “sfruttando la posizione goduta in seno alla Regione Calabria per essere la compagna del presidente Mario Oliverio”.

Per il governatore calabrese è solo l'ultima tegola giudiziaria in ordine di tempo. Poche settimane fa, lui stesso è stato iscritto nel registro degli indagati con l'accusa di peculato per il modo in cui sono stati usati di più di 95mila euro di fondi pubblici destinati alla promozione turistica della Regione Calabria.

Quei soldi erano stati utilizzati per finanziare un evento giornalistico (Oliverio intervistato da Paolo Mieli), incluso nel Festival dei due Mondi di Spoleto, seguendo – a parere degli inquirenti – scopi di promozione politica. Per la guardia di finanza si sarebbe infatti “dissimulato l'uso del denaro pubblico per finalità di promozione turistica, utilizzandolo, al contrario, per fini personalistici (la promozione del personaggio politico) e per il pagamento di tutti i costi sostenuti dal talk show che, evidentemente, avevano scopi diversi dalla promozione turistica della Regione Calabria”. Oltre alla accusa di peculato, Oliverio aveva anche subito il sequestro preventivo di 95mila euro.

Per il presidente del Pd il 2019 è un annus horribilis. Lo scorso luglio, sempre la Procura di Catanzaro, ha chiesto il suo rinvio a giudizio per abuso d'ufficio e corruzione nell'ambito dell'inchiesta 'Lande desolate', che nelle sue battute iniziali aveva determinato l'obbligo di dimora di Oliverio nel suo comune di residenza, prima dell'annullamento deciso dalla Cassazione.
Il processo era stato chiesto anche per il braccio destro del governatore, l'ex vicepresidente della giunta regionale Nicola Adamo, e per la moglie di quest'ultimo, la deputata del Pd Enza Bruno Bossio. L'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 17 ottobre, ovvero nel periodo in cui, con ogni probabilità, verranno ufficializzate le candidature per le prossime elezioni regionali, che dovrebbero svolgersi nei primi mesi del 2020.

Le inchieste certo non mettono in buona luce Oliverio, che prima di diventare presidente della Calabria ha svolto ruoli di primo piano, sempre sotto il simbolo del Pd: parlamentare per più legislature, presidente della Provincia di Cosenza, sindaco di San Giovanni in Fiore.
Eppure, malgrado la sua lunga carriera politica, il Pd di Nicola Zingaretti ha deciso di non ricandidarlo. Lo hanno specificato a chiare lettere sia il responsabile del Mezzogiorno del Pd, Nicola Oddati, sia il commissario regionale del partito, Stefano Graziano. Non solo: il Nazareno non ha nemmeno intenzione di concedere le primarie tanto invocate dal presidente della Regione in carica.

L'ostracismo nei confronti di Oliverio è spiegato sia dalla voglia di “rinnovamento”, più volta ribadita dai vertici del Pd e dallo stesso Zingaretti, ma anche e soprattutto dalle pendenze giudiziarie che lo coinvolgono.
All'elenco di indagini va infatti aggiunta anche quella relativa ad alcuni appalti pubblici a Cosenza. Oliverio e Adamo, entrambi sotto inchiesta, sono descritti dagli inquirenti come i promotori di una associazione a delinquere finalizzata a “commettere una serie di delitti” contro la pubblica amministrazione.

Il governatore è infatti considerato “il referente politico istituzionale degli associati, nonché degli amministratori pubblici e degli imprenditori in ordine agli sviluppi delle procedure di gara pubbliche bandite dalla Regione e di interesse dell'associazione, nonché alle vicende politiche ed istituzionali correlate alle stesse".

Insomma, un'altra bella grana. A cui si sommano anche quelle legate alle persone più vicine al presidente. Non solo la sua compagna, non solo Adamo. Un mese fa Sebi Romeo, capogruppo del Pd in consiglio regionale, nonché plenipotenziario del governatore, è stato arrestato e posto ai domiciliari con l'accusa di tentata corruzione.

Sono tutti elementi che non giocano a favore del leader calabrese, ancora convinto di poter ottenere una seconda candidatura, con o senza il Pd. Oliverio sembra infatti intenzionato ad andare avanti in ogni caso. Nel frattempo, non vuole lasciarsi logorare dal suo stesso partito.

Pochi giorni fa, nel corso di un evento pubblico, si è sfogato e ha accusato il Pd di far girare voci “infamanti” e “calunnie” su di lui: “Fa molto male apprendere che in alcuni ambienti del mio stesso partito fanno circolare, in modo ignobile, voci infamanti sul mio conto. Paventano, addirittura, che sarebbero in arrivo provvedimenti cautelari nei miei confronti. Parlano come se esistesse una sorta di filo diretto di alcuni personaggi con le procure. È un fatto grave, un'offesa che lede e mortifica la mia dignità, la mia storia e la mia pulizia interiore.

La mia vita è stata sempre improntata a grande rigore morale e non può essere oggetto di gossip alimentato da calunnie e menzogne”.

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