Cronache

La Cassazione non fissa udienza: ergastolano libero dopo 6 anni

Menenti, all’ergastolo per l’omicidio di Alessandro Polizzi, è uscito dal carcere di Terni dove era detenuto lo scorso 10 gennaio. Rabbia da parte dei genitori della vittima

La Cassazione non fissa udienza: ergastolano libero dopo 6 anni

Si sono recati all’esterno del ministero della Giustizia per srotolare una gigantografia con il volto sorridente del proprio figlio barbaramente ucciso a Perugia nel 2013. Una protesta pacifica ma dal forte significato quella compiuta ieri da Daniela Ricci e Giovanni Polizzi, genitori di Alessandro, che così hanno voluto manifestare il proprio sdegno e chiedere giustizia per la scarcerazione di Riccardo Menenti, che ha compiuto il delitto e che era stato condannato all’ergastolo fino al terzo grado.

''Possibile — dicono i genitori della vittima — che un uomo condannato all’ergastolo fino al terzo grado sia libero dopo sei anni?''. I familiari di Polizzi sono, però, stati avvicinati e identificati dalle forze dell'ordine. ''Vergogna vergogna'', ha gridato il papà Giovanni contro gli agenti che gli chiedevano i documenti. ''Ha ucciso mio figlio ed è fuori- ha continuato l'uomo disperato- e a me e alla mia famiglia venite a chiedere i documenti: vergogna''. La moglie, poi, è stata accompagnata in commissariato e i cartelloni sono stati fatti ripiegare.

Menenti uccise il giovane Alessandro Polizzi per vendicare il figlio Valerio che aveva subito tre pestaggi dopo la fine della relazione con Julia Tosti che, nel frattempo, era divenuta la ragazza di Alessandro. L’omicidio avvenne nella notte fra il 25 e il 26 marzo 2013. Un uomo con il passamontagna sfondò la porta dell’appartamento dove vivevano il 24enne Polizzi e la Tosti. Menenti spara un colpo. Polizzi, nel tentativo di difendere anche la ragazza, prova a respingere l’assalitore ma quest’ultimo massacra il giovane anche con uno svitabulloni. Le urla e i rumori svegliano i vicini. L’aggressore scappa ma la sua fuga è breve. Le indagini della squadra mobile si concludono con l’arresto.

Menenti è uscito dal carcere di Terni il 10 gennaio scorso, come disposto dalla Corte d'Assise d'Appello di Firenze che aveva indicato questa data già nella sentenza emessa il 19 giugno dello scorso anno qualora non fosse intervenuta nel frattempo una sentenza definitiva. Fino ad oggi non c'è stata altra pronuncia: dopo i ricorsi in Cassazione presentati dagli avvocati di Riccardo e Valerio Menenti, l'udienza deve essere ancora fissata.

E così è accaduto l’impensabile per i genitori di Alessandro e per Julia. Il 60enne Menenti, ex pugile, condannato all’ergastolo ma in attesa di un giudizio bis che sciolga la questione delle aggravanti, la crudeltà, è stato scarcerato per decorrenza dei termini il 10 gennaio scorso, come previsto dal codice penale. Se la Cassazione avesse fissato l’udienza per decidere sul processo bis, l’uomo sarebbe rimasto in carcere. ''Purtroppo qualcosa è andato storto e i fascicoli processuali non sono mai stati trasmessi dalla Corte d’appello di Firenze ai giudici della Cassazione che in questo modo non hanno potuto fissare alcuna data, tantomeno pronunciarsi'', ha spiegato l’avvocato Nadia Trappolin che assiste i Polizzi.

Ma la vicenda non finisce qui. Nel frattempo sono scaduti anche i termini della custodia cautelare di Valerio Menenti, condannato a sedici anni e mezzo per concorso in omicidio nella stessa vicenda. Secondo la famiglia di Alessandro, Riccardo Menenti non avendo nulla da perdere potrebbe tentare la fuga mentre per il figlio c’è ancora la speranza di un’assoluzione: se la Cassazione ravvisasse un vizio di motivazione nell’appello bis il processo dovrebbe essere nuovamente celebrato.

''Questa storia — dice la mamma di Polizzi— è una sconfitta per la giustizia italiana. Sta passando l’idea che vendicarsi con le proprie mani come hanno fatto i Menenti è più rapido e neppure così controproducente considerato che vieni scarcerato dopo soli sei anni. Il messaggio che passa con i più giovani è avvilente''.

Sul pericolo di fuga è intervenuto Francesco Mattiangeli, difensore di Menenti: “Dalla sua scarcerazione l’ho sentito più volte e posso confermare che si trova in Italia, anche se ovviamente non posso rivelare la località”.

Il ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha subito attivato gli ispettori per accertamenti sul caso.

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