Palamara e le chat su Pignatone "Un libro, ricatto alla palermitana..."

La corsa al vertice dell'ufficio inquirente capitolino ha spaccato le correnti di Palazzo dei Marescialli, animando uno scontro fatto di esposti, indagini, soffiate e accuse

Palamara e le chat su Pignatone "Un libro, ricatto alla palermitana..."

Lo tsunami che si sta abbattendo sulla magistratura italiana sembra non aver fine. A distanza di un anno dallo scandalo delle nomine ai vertici delle procure, a seguito dell’indagine che ha visto coinvolto l’ex consigliere del Csm Luca Palamara e presidente dell’Associazione Nazionale magistrati, pubblico ministero a Roma con aspirazioni di fare l’aggiunto non diminuisce l'attenzione sull'inchiesta giudiziaria.

Giochi di correnti, veleni, illazioni tirano in ballo numerosi magistrati che avrebbero fatto o ricevuto favori. Veleni e segreti pare abbiano scatenato il caos nelle procure di quasi tutta Italia. Il flusso di rivelazioni non cessa di mettere in imbarazzo la magistratura. L’ex pm romano Luca Palamara punta il dito contro, l’ex procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone parlando di un “ricatto alla palermitana”.

Come è ben noto Palamara parlava con tutti. Imprenditori, politici, magistrati e tanti giornalisti di tutto lo Stivale. Una rete di relazioni per la quale, da ex consigliere del Csm e da capo della corrente Unicost, metteva in piedi alleanze e strategie. In confronto costante con i colleghi fidati; decideva chi appoggiare, indirizzando a quanto pare i voti a palazzo dei Marescialli. Pare smistasse chiamate con richieste per incarichi in tutta Italia. Con grande tatticismo, si difendeva dalla fronda interna che lo voleva fare fuori quando hanno iniziato a circolare le notizie su un’indagine che lo coinvolgeva a Perugia. Insomma una corsa alle poltrone giocata su favoritismi, accordi e raccomandazioni. Nulla di nuovo sotto il sole da ciò che in questi mesi riempono le pagine dei giornali. Ma ciò che è nuovo riguarda le accuse che proprio il Palamara ha nei riguardi del magistrato nisseno Giuseppe Pignatone.

Esattamente un anno fa la commissione Incarichi direttivi del Consiglio superiore della magistratura aveva appena votato i tre candidati per la guida della Procura di Roma, e in testa risultava Marcello Viola, sostenuto dal gruppo Magistratura indipendente e candidato occulto di Palamara. Ma la battaglia finale si sarebbe combattuta al plenum del Csm, e l’ex presidente dell’Associazione nazionale magistrati 'affilava le armi'. Il Palamara per posizionare il suo candidato affermava: "...voi mettete uno che rischia di essere ricattato come è stato ricattato Pignatone...gliel'ho proprio detto l'unico che non è ricattabile è Viola".

Inoltre proprio in un dialogo tra il Palamara e il pm Stefano Fava, a quanto pare indagato anche lui dalla procura di Perugia per favoreggiamento e rivelazione di segreto d’ufficio, parlano di come sia stata caratterizzata la carriera in magistratura del Pignatone.

“Io faccio un libro, non sto scherzando..”. Dice Palamara. “E diciamo tutto quello che è successo…”. Stefano Fava risponde: “Il titolo è 'ricatto alla palermitana'... Questa è una cosa che va oltre no? Cioè totalmente... cioè tu vedi come tutta la carriera di Pignatone è una fuga di notizie… è così…dall’indagine Mafia/Appalti del 91 in tutti i procedimenti dove c’era lui, gli indagati, poi c’era Siino, c’era Lipera sempre avevano le informative, cioè sempre in tutti i procedimenti, poi arriva Cuffaro e Cuffaro nella vicenda Guttadauro, nella vicenda Aiello è andato a dire perché è stato condannato Cuffaro, perché Cuffaro dà un’incarico a suo fratello Roberto Pignatone, il mio stesso Roberto Pignatone…e in questi procedimenti chi c’era, Pignatone, perché all’epoca era braccio destro…"

Si legge nel sito dello studio legale Cdra di cui l'avvocato Roberto Pignatone ne fa parte: “…ha spesso collaborato con soggetti pubblici.

Ha lavorato con la Direzione Regionale della Programmazione per la Regione Siciliana, occupandosi soprattutto di rapporti tra programmazione e bilancio, è stato consulente dell’Assessore per il Bilancio e per le Finanze della Regione Siciliana, trattando principalmente gli aspetti legati all’autonomia impositiva ed alla riscossione, è stato componente della Commissione Consultiva Regionale per la riscossione dei tributi in Sicilia”.

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