Papa Francesco a Sarajevo

Il Pontefice in viaggio apostolico in Bosnia: "Dobbiamo opporci alla barbarie di fa di ogni differenza il pretesto di violenze sempre più efferate . Alta l'allerta terrorismo

Papa Francesco a Sarajevo

È arrivato in mattinata a Sarajevo, capitale della Bosnia ed Erzegovina, Papa Francesco, che per il suo ottavo viaggio apostolico sfida l'estremismo islamico che lambisce l'Europa proprio in Bosnia.

"Sarajevo è chiamata la Gerusalemme d’occidente: è una città di culture religiose etniche tanto diverse, una città che ha sofferto tanto nella storia ed è in un bel cammino di pace. È per parlare di questo che faccio questo viaggio, come segno di pace e preghiera di pace", ha detto il Pontefice sull'aereo che l'ha portato sui Balcani, "Vi ringrazio della vostra presenza e del vostro lavoro in questo viaggio non tanto lungo, appena una giornata".

Intanto nella capitale bosniaca l'allerta terrorismo è altissima. Mentre il velivolo di Bergoglio atterrava, tre elicotteri militari con portellone aperto e alcuni fucilieri in posizione di osservazione hanno sorvolato la pista dell’aeroporto internazionale di Sarajevo. In tutta la zona sono state prese ampie misure di sicurezza.

"Sarajevo e la Bosnia ed Erzegovina rivestono uno speciale significato per l’Europa e per il mondo intero", ha poi detto il Papa durante l’incontro con le autorità al Palazzo presidenziale, "È per me motivo di gioia trovarmi in questa città che ha tanto sofferto per i sanguinosi conflitti del secolo scorso e che è tornata ad essere luogo di dialogo e pacifica convivenza. Qui sorgono, a breve distanza l’una dall’altra, sinagoghe, chiese e moschee, tanto che la città ricevette l’appellativo di Gerusalemme d’Europa. Essa infatti rappresenta un crocevia di culture, nazioni e religioni; e tale ruolo richiede di costruire sempre nuovi ponti e di curare e restaurare quelli esistenti. Bisogna passare da una cultura dello scontro, della guerra, a una cultura dell’incontro. Abbiamo tutti bisogno, per opporci con successo alla barbarie di chi vorrebbe fare di ogni differenza l’occasione e il pretesto di violenze sempre più efferate, di riconoscere i valori fondamentali della comune umanità".

Ai politici ha poi rivolto un appello: "I responsabili politici sono chiamati al nobile compito di essere i primi servitori delle loro comunità con un’azione che salvaguardi in primo luogo i diritti fondamentali della persona umana, tra i quali spicca quello alla libertà religiosa". Poi Bergoglio è salito sulla Papamobile ed è andato allo stadio, dove lo attendevano circa 65mila fedeli.

"Nel nostro tempo l’aspirazione alla pace e l’impegno per costruirla si scontrano col fatto che nel mondo sono in atto numerosi conflitti armati", ha detto, "È una sorta di terza guerra mondiale combattuta a pezzi; e, nel contesto della comunicazione globale, si percepisce un clima di guerra. Oggi, cari fratelli e sorelle, si leva ancora una volta da questa città il grido del popolo di Dio e di tutti gli uomini e le donne di buona volontà: mai più la guerra!"

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