Cronache

Parola fine per il caso dell'eredità di Alberto Sordi

Il Riesame ha stabilito che l'eredità del grande attore spetti alla sorella. Intanto dieci persone sono in attesa di giudizio per la truffa ai danni della donna

Parola fine per il caso dell'eredità di Alberto Sordi

Ha una conclusione la triste vicenda che ha per oggetto l'eredità di Alberto Sordi. L’autista peruviano, Vincente Arturo Artadi Gardella, da ventitré anni in servizio nella mega villa di via Druso, dovrà restituire i 400mila euro avuti in dono alla legittima proprietaria. La sorella di Alberto Sordi, Aurelia Sordi, potrà rientrare in possesso dell'eredità del fratello, compresa la villa di Caracalla dove fino a questo momento ha vissuto l'autista che si era fatto nominare dalla donna procuratore generale dell'eredità.

Il tribunale del Riesame ha stabilito che la sorella di Sordi fosse già affetta da demenza senile quando ha nominato Gardella esecutore testamentario. Quindi oltre a condannare l'autista ha stabilito il sequestro di 10.484 euro e 18.400 euro, che il notaio Gabriele Sciumbata e l’avvocato Francesca Piccolella avevano incassato a titolo di onorario per aver stipulato l’atto di donazione a suo favore, ignorando completamente le condizioni psichiche della vittima del raggiro.

Intanto il procuratore Giuseppe Pignatone e il pm Eugenio Albamonte per il caso Sordi hanno appena chiesto il rinvio a giudizio di dieci indagati. Oltre ad Artadi, Sciumbata e Piccolella, un legale di Aurelia Sordi, aspettano la sentenza sei domestici della villa, che avrebbero accettato donazioni tra i 150.000 e i 400.

000 euro.

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