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Pirelli e il giallo della censura "sovranista"

Pirelli e il giallo della censura "sovranista"

La Rai sovranista discrimina le multinazionali? Per l'ad di Pirelli Marco Tronchetti Provera c'è la prova evidente di una «discriminazione» fatta dalla Tv di Stato, frutto di una precisa «scelta politica». Si tratta del servizio confezionato dal Tg1, da qualche settimana diretto da Giuseppe Carboni, in quota M5s, sul backstage del calendario Pirelli 2019 presentato a Milano il 5 dicembre. Secondo Tronchetti Provera - un nemico storico di Beppe Grillo dai tempi di Telecom, storpiato in «tronchetto della felicità» - le telecamere del Tg1 nel raccontare «quattro donne, i loro sogni, le loro ambizioni nel calendario Pirelli 2019 firmato da Albert Watson» non hanno inquadrato il brand Pirelli non per caso ma per una «scelta politica». «Una telecamera di una televisione pubblica è stata in condizioni di non inquadrare il brand Pirelli durante le riprese per il calendario. È stato detto che è stato fatto per una scelta politica - è l'accusa sferrata da Tronchetti Provera durante la presentazione del nuovo programma espositivo dell'hangar Bicocca a Milano -. Dal punto di vista della comunicazione politica siamo discriminati, questo è un errore culturale. È una mancanza di conoscenza della realtà. Se la grande impresa non ha più ruolo, non ha più nella società un riconoscimento, noi continueremo a fare quello che facciamo, ad agire nel sociale, nella cultura e continueremo a dire la nostra parola, perché il mondo delle imprese è quello che produce ricchezza, posti di lavoro ma è anche produzione culturale, supporto all'università, alla formazione e ai giovani».

La Rai non ha risposto ufficialmente all'ad Pirelli, ma dai piani alti di Viale Mazzini filtra una spiegazione dell'accaduto. Non ci sarebbe alcuna volontà di oscurare la Pirelli né altre grandi aziende, altrimenti - è il ragionamento - il Tg1 non avrebbe neppure dato la notizia del calendario e citato la Pirelli nel servizio. In più, sottolineano dalla Rai, c'è un tema di pubblicità occulta che in passato ha comportato guai e multe per la Rai, «perciò stiamo molto attenti quando ci sono loghi commerciali a trattare questi temi» spiegano da Viale Mazzini, che è vincolata anche al «Codice di autodisciplina della comunicazione commerciale» dell'Istituto dell'autodisciplina pubblicitaria. Certo, se si scorrono gli archivi dei tg della Rai si possono trovare molti servizi che riguardano aziende e che tra le immagini includono anche il brand aziendale, magari inquadrate nello sfondo di una intervista ad un top manager. Ma non è la presenza del logo a fare la differenza, bensì il contenuto del servizio giornalistico che può essere sospettato di pubblicità occulta, anche senza riprendere il brand. Insomma per la Rai non ci sarebbe una «scelta politica» di colpire il gruppo guidato da Tronchetti Provera. «Perché poi, Tronchetti è un soggetto politico?» domandano dalla Rai.

Risponderebbe volentieri Beppe Grillo.

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