A Pitti Uomo la sfilata di moda con i profughi in passerella

Durante la sfilata Generation Africa, oltre ai modelli professionisti, hanno sfilato dei profughi africani, richiedenti asilo

A Pitti Uomo la sfilata di moda con i profughi in passerella

"Non avrei mai immaginato che mi potesse accadere questo nella vita. Non avrei mai creduto di potermi trovare in questa situazione". Voce commossa nella sua lingua afro-francese e occhi ludici, il giovane ventenne del Mali, uno dei tre ragazzi africani in attesa di asilo politico che hanno sfilato oggi in Dogana a Pitti Uomo come modelli d'eccezione a Generation Africa, si lascia scappare questa frase davanti alle telecamere di una giornalista che lo rincorre nel back stage.

Per ovvi motivi i tre non possono dire il loro nome e fuggono come il vento finito il defilé dove hanno indossato gli abiti creati dai quattro loro più fortunati connazionali-stilisti.

"Sono arrivati in Italia da Mali e Gambia sei mesi fa, dopo aver attraversato il deserto del Sahara e 50 ore di mare che spesso da la morte a tanti di loro" rivela Simone Cipriani responsabile di Itc Ethical Fashion Iniziative che con la Fondazione Pitti Discovery, ha portato di nuovo in passerella a Firenze quattro stilisti talentuosi dall'Africa.

"All'inizio erano molto spaventati. Per loro era tutto nuovo, ma sono stati seguiti bene, dopo essere stati selezionati tra venti giovani come loro, in attesa di asilo, che avevano le caratteristiche fisiche per salire in passerella.

Un'occasione anche per guadagnare dei soldi perché saranno pagati per la sfilata", aggiunge Andrea Marchesini, presidente di Lai-momo, l'associazione di Bologna che accoglie i richiedenti diritto di asilo politico in Italia e promuove il confronto interculturale tra Africa e Europa

"Noi lavoriamo già in Mali dove realizziamo tessuti - ricorda Cipriani - questi ragazzi arrivano da questo paese e bisogna aiutarli a crearsi un lavoro lì".

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