La Polonia censura le bandiere dell'Europa

Rosso e bianco, nient’altro. La nuova premier polacca Beata Szydlo prende le distanze dall'Ue

La Polonia censura le bandiere dell'Europa

L’Unione Europea ci sta stretta. È questo il messaggio lanciato da Beata Szydlo, neo insediata premier della Polonia. Durante la sua conferenza stampa a Varsavia si è lasciata intervistare, riprendere e fotografare con alle sue spalle sei bandiere bianco-rosse, i colori nazionali polacchi. Fino alla settimana precedente al loro posto vi erano anche delle bandiere della Ue che, secondo l’agenzia di stampa polacca AP, sono state rimosse proprio per ordine della premier.

Szydlo ha giustificato la rimozione dicendo di non avere nessuna avversione verso le istituzioni comunitarie, sottolineando anzi di essere grata che in un momento difficile come questo la Polonia sia membro della Ue e della Nato. Ciò nonostante i contenuti della conferenza stampa hanno riguardato esclusivamente questioni nazionali ed è stato più volte rimarcato come da parte del nuovo governo l’interesse nazionale abbia la precedenza su quello comunitario.

Il Psi, il partito conservatore anti-europeista e anti-russo di cui la premier è segretaria, ha un programma decisamente critico nei confronti della Ue, alla quale rinfaccia di avere portato in Polonia problematiche prima inesistenti e che ha dichiarato di volere abolire. In primis la questione migranti.

Il governo dice chiaramente di volere ridiscutere il sistema di quote di suddivisione dei rifugiati, sostenendo che la Polonia stia facendo di più di quanto non dovrebbe. “Non siamo contro i migranti, ma vogliamo una nuova strategia sul problema dei profughi” ha detto il Ministro degli Esteri Witold Waszczykowski. “Dopo gli attentati di Parigi non possiamo più sottovalutare la situazione e le problematiche che derivano dall’immigrazione. Serve subito una soluzione diversa da quella adottata finora.

Accuse al governo polacco sono arrivate da Berlino. La Germania sostiene che la Polonia continui a stare nella Ue solo per sfruttare i vantaggi economici derivanti dall’Euro ma senza essere solidale. Waszczykowski ha risposto dicendo che per ogni euro che la Banca Centrale Europea eroga alla Polonia solo 20 centesimi rimane nell’economia nazionale, il resto torna nell’Europa occidentale. Polemiche, queste, che il nuovo governo polacco non sembra voler limitare.

Il suo cavallo di battaglia elettorale, al contrario, è l’avversione alla burocrazia di Bruxelles, che dicono non volere importare in patria. Forse è anche per questo che nei palazzi governativi di Varsavia di bandiere comunitarie non ce ne è più l’ombra.

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