Cronache

Processo Meredith, Amanda condannata a 28 anni e 6 mesi, Raffaele Sollecito a 25 anni

La sentenza della corte d’Appello di Firenze ribalta la prima sentenza di Appello. La Bongiorno: "Impugneremo la sentenza in Cassazione"

La combo di Amanda Knox e Raffaele Sollecito
La combo di Amanda Knox e Raffaele Sollecito

Dopo oltre undici ore di Camera di Consiglio, la corte d'Appello di Firenze conferma la sentenza della Cassazione e allontana l'assoluzione. Amanda Knox è stata condannata a 28 anni e sei mesi e Raffaele Sollecito a 25 per l’omicidio di Meredith Kercher.

Una vicenda giudiziaria che dura da sette anni. Da quando il corpo senza vita di Meredith, studentessa inglese di 22 anni, fu trovato senza vita nella camera da letto del suo appartamento di via della Pergola a Perugia. Era il 2 novembre del 2007.Amanda e Raffaele, condannati in primo grado a 26 e 25 anni per l’omicidio, vengono poi assolti in appello nell’ottobre 2011. Rudy Guede, invece, viene condannato con rito abbreviato a sedici anni di carcere per concorso in omicidio e violenza sessuale. Per Sollecito e la Konx la sentenza viene annullata il 26 marzo dello scorso anno dalla Corte di Cassazione, che ordina un nuovo processo. Oggi, quindi, una nuova condanna. "Riteniamo questo un passaggio. Doloroso ma solo un passaggio", ha commentato l’avvocato Giulia Bongiorno, difensore di Sollecito, annunciando che la decisione sarà impugnata in Cassazione.

Oggi Amanda ha atteso il quarto verdetto dagli Stati Uniti, nella sua casa di Seattle. Sollecito si è, invece, allontanato dall'aula al momento della lettura della sentenza. Nelle scorse settimane il pg ha chiesto pene a trent'anni per Amanda (compresi i tre già definitivi per la calunnia a Lumumba) e 26 per Raffaele. Non solo, ha chiesto anche che, in caso di condanna, la Corte d’assise d’appello di Firenze disponga delle misure cautelari. Il fratello e la sorella di Meredith, Stephanie e Lile, hanno annunciato la presenza in aula. Sollecito era arrivato accompagnato dal padre e, rivolgendosi ai giornalisti, aveva detto: "Qualcuno, forse, ce l’ha con me. Credevano che non venissi".

"Siamo qui anche perché siamo fiduciosi che la sentenza sarà di assoluzione", aveva fatto eco il padre.

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