"Criticità ineliminabili": perché per i virologi non si può andare a Messa

Alla base della decisione annunciata ieri da Palazzo Chigi c'è un parere del comitato tecnico scientifico in cui gli esperti parlano di "criticità ineliminabili" che ancora impediscono la partecipazione dei fedeli alla messa

"Criticità ineliminabili": perché per i virologi non si può andare a Messa

Il governo è al lavoro per trovare una soluzione che metta d’accordo tutti, virologi e vescovi. Il primo tempo della partita, però, lo hanno vinto i tecnici. Il perché della proroga del divieto di celebrare le messe con i fedeli, infatti, è contenuto in un documento redatto dal Comitato Tecnico Scientifico finito sul tavolo del premier. Il team di venti esperti che supportano il capo del dipartimento della Protezione civile ha messo nero su bianco le "criticità ineliminabili" che impediscono di partecipare alle celebrazioni.

Sotto accusa si legge in un passaggio del dossier, pubblicato dal quotidiano Il Tempo, ci sono innanzitutto "lo spostamento di un numero rilevante di persone" e poi "i contatti ravvicinati" che sacerdote e fedeli non potrebbero evitare "durante l’Eucarestia". Per questo gli esperti hanno bocciato il "documento tecnico" presentato nelle scorse settimane dalla Cei, definendo "prematura" l’ipotesi di riaprire le porte delle chiese ai fedeli per partecipare alla liturgia a partire dal prossimo 4 maggio.

La strategia, quindi, spiegano i tecnici nel parere inoltrato al presidente del Consiglio, è quella di osservare "l’impatto" delle riaperture parziali che entreranno in vigore nei prossimi giorni, per eventualmente rivedere le proprie posizioni. La road map indica il 25 maggio come data utile a decidere quando programmare il via libera alle celebrazioni con il popolo, fatte salve le regole di distanziamento sociale.

"Pur comprendendo la sensibilità di molti verso la partecipazione alle celebrazioni religiose, è ancora necessario fare dei sacrifici", spiega anche il virologo dell’Università degli Studi di Milano, Fabrizio Pregliasco. "Almeno per il momento – ha detto all’Agi - è importante mantenere misure stringenti anche se queste vanno comunque a toccare un diritto costituzionalmente garantito".

Intanto, il rinvio a data da destinarsi della possibilità per i fedeli cattolici di assistere alle celebrazioni liturgiche ha rischiato di provocare una frattura senza precedenti nella storia dei rapporti tra Stato e istituzioni ecclesiastiche, con la Cei che ha accusato il governo di Giuseppe Conte di "compromettere l'esercizio della libertà di culto".

Uno strappo che l’esecutivo starebbe cercando di recuperare proprio in queste ore. È la ministra delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli, ad annunciare ai microfoni di La Vita in Diretta, su Rai Uno, che da Palazzo Chigi si aspettano di "arrivare quanto prima a una soluzione che sul piano organizzativo consenta la celebrazione della messa in sicurezza".

Ma la questione continua a dividere la maggioranza, mentre dall’opposizione Forza Italia, con Maria Stella Gelmini, si dichiara pronta a "votare in Parlamento per modificare il Dpcm e consentire la possibilità di celebrare le messe". Un appello al governo per"rispettare le garanzie costituzionali di libertà di culto" è stato sottoscritto da decine di associazioni cattoliche, mentre oltre trenta senatori di diversi schieramenti politici hanno scritto a Conte per denunciare l’esclusione "dei cattolici italiani dalla Fase 2 dell’emergenza".

Nel frattempo i sacerdoti si portano avanti: a Novara Don Alberto Agnesina, parroco della chiesa di San Francesco, propone come

soluzione quella di "filtrare" i fedeli attraverso un sistema di prenotazioni online proprio per evitare assembramenti, oltre a mettere in campo una task force di volontari per misurare la temperatura e fornire le mascherine.

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