Il racconto dei soccorritori "Era morto, lo abbiamo salvato"

Il racconto choc dei soccoritori: "Aveva gli occhi inespressivi, pensavamo di dover recuperare l'ennesimo cadavere"

Il racconto dei soccorritori "Era morto, lo abbiamo salvato"

Aveva gli occhi sbarrati verso il mare, inespressivi. I soccorritori pensavano che fosse morto e si preparavano a caricare sulla scialuppa l'ennesimo cadavere. Ma quando il braccio dell'uomo che doveva tirarlo fuori dall'acqua l'ha preso forte, il naufrago ha avuto uno scatto disperato con il suo braccio. Il morto vivo.

Era vivo quel ragazzo con gli occhi sbarrati al vuoto. Lo hanno caricato intirizzito, con un principio di congelamento dopo due, tre ore nell'acqua. È stato portato subito nell'infermeria della nave Gregoretti della Capitaneria di Porto, era muto, non diceva una parola, ancora con lo sguardo sbarrato.

Ma quando il medico dell'Ordine di Malta si è allontanato, il ragazzo è scoppiato in lacrime. Perché ha realizzato che era vivo, ma nello stesso tempo perché non vedeva intorno a sé "la sorella, gli amici", ci racconta Raffaele Zappalà, vicedelegato a Catania dell'Ordine di Malta, in prima linea nei soccorsi in mare. È questo uno dei più drammatici dei racconti dal mare dei soccorritori che questa mattina hanno parlato del loro viaggio con i 27 superstiti della tragedia del Canale di Sicilia di sabato notte, approdati a Catania da poche ore.

"Dopo che si è messo a piangere mi ha

abbracciato", racconta di un altro superstite un medico dell'Ordine di Malta. I naufraghi sono ora ospitati nel centro di accoglienza di Mineo, mentre quattro minori si trovano in una struttura di accoglienza dedicata più piccola.

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