Cronache

Il raffinato bon ton dell'intramontabile tubino nero

Da Audrey a Grace Kelly passando per la Magnani: modelli sempre presenti nelle nuove collezioni degli stilisti

Sembrava uno scricciolo, tanto era magra, ma allo stesso tempo appariva solida su un fisico da ballerina. Comunque e ovunque, raffinata e aristocratica. Al cinema - indimenticabile nel tubino nero di Colazione da Tiffany (1962) - e nella vita reale. Semplicemente perfetta, si era creata, anche grazie all'amico Hubert de Givenchy, un linguaggio che tuttora la pone ai vertici delle icone da imitare.

Non è raro, infatti, che ricerche di marketing svelino come le donne di oggi guardino proprio a lei, a Audrey Hepburn, la protagonista di Vacanze Romane (1953) e di Sabrina (1954) per catturare i segreti del suo stile. «Non c'è una diva contemporanea che possa eguagliare la sua classe e la sua innata eleganza, una bellezza che viene da dentro e che non è mai sfiorita nel tempo» dice Nicoletta Spagnoli, amministratore delegato e direttore creativo della linea Luisa Spagnoli. «Anzi, Il suo mito si è alimentato negli anni. Non a caso, a differenza di altre dive del passato, lei è ancora un modello per ragazze anche molto giovani. Nelle collezioni che disegno ci sono sempre degli omaggi al suo stile senza tempo, un tubino, una gonna a ruota, un giacchino bon ton, e anche nell'ultima mia collezione non mancano i riferimenti, come il cappello ispirato a Colazione da Tiffany» dice la signora che spesso vede i suoi abiti indossati da una giovane donna divenuta a sua volta icona di stile contemporaneo: la duchessa di Cambridge Kate Middleton. La quale ha come punto di riferimento l'indimenticata principessa Diana. Ma tornando a Audrey, molto rumore ha fatto l'ultima copertina di Harper's Bazaar America che pubblica sul numero di settembre l'immagine di una bella ragazza, sua nipote, Emma Ferrer, 20 anni. La ragazzina, ritratta da Michael Avedon, nipote di un altro grande mito, il celebre fotografo Richard Avedon, somiglia tanto alla nonna e indossa abiti dello stesso garbo. Dell'algida Gace Kelly, intramontabile esempio di classe indiscussa che da Hollywood si riverberò nel principato di Monaco e in tutto il mondo, si ricordano la perfezione del volto e il portamento ma soprattutto l'eleganza impareggiabile anche quando reggeva la mitica borsa di Hermès che da lei prese il nome. Imitatissima rimane anche l'allure di Jacqualine Kennedy al punto da ispirare la première dame Carla Bruni Sarkozy quando nel 2007, in visita ufficiale a Londra, indossò un casto completo grigio completato dalla toque, un cappellino caro alla grande Jackie.

Non dobbiamo dimenticare, tuttavia, che negli anni Trenta e Quaranta aveva fatto scuola Greta Garbo, prima attrice a meritarsi l'appellativo di divina in quanto incarnava l'idea di una donna quasi irraggiungibile. Ma dopo la Seconda guerra mondiale, il prorompente desiderio di tornare a vivere fu espresso da Sophia che oggi, a ottant'anni suonati, esibisce un fisico statuario, quasi come allora. Nelle immagini da poco pubblicate su un settimanale, la Loren appare perfetta negli abiti che le disegna Giorgio Armani, ma pecca di una debolezza imperdonabile perché il lavoro di photoshop le cancella ogni ruga del viso, del collo e del décolleté e con loro, tutto il vissuto. Peccato perché la maggiorata napoletana nata nel 1934 e divenuta famosa in tutto il mondo - indimenticabile ne L'oro di Napoli (1954) e Una giornata particolare (1977) – è stata capace di girare, a distanza di trent'anni, la stessa scena di un mitico spogliarello con tanto di lancio di calza nera a un eccitatissimo Mastroianni. Lo ha fatto nel 1963 nella pellicola Ieri, oggi, domani di De Sica e nel 1994 in Prêt à Porter di Robert Altman.

Questione di sex appeal soprattutto del cervello che certo non invecchia allo stesso modo in cui non invecchiano alcuni segreti di stile come quello che ci ha lasciato un'altra icona del nostro cinema, Anna Magnani, regina del Neorealismo, che ha trasmesso alle donne la seduttiva magia della sottoveste.

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