Rai, je suis Renzì

Potere e propaganda

Rai, je suis Renzì

Adesso si capisce la fretta di Renzi di mettere il canone Rai obbligatorio nella bolletta della luce. Il prelievo forzoso doveva servire a mettere al riparo le casse dell'azienda da una ulteriore fuga di abbonati durante la fase due dell'operazione, quella di trasformare la tv di Stato in tv di Renzi. Che puntualmente è scattata non a caso in agosto, quando la calura e le vacanze assopiscono del tutto la già distratta opinione pubblica. Il cambio forzoso di tutti i direttori di tg e radiogiornali non allineati (ai conduttori di talk show si era già provveduto nei mesi scorsi). La nuova squadra si è messa subito all'opera e i primi risultati sono evidenti. O meglio, non si vedono, che poi è il vero obiettivo. Nessun abbonato Rai ha infatti visto le accese contestazioni, pur riprese dalle telecamere dei loro inviati, di cui la ministra Boschi è stata fatta oggetto durante la sua partecipazione a una festa dell'Unità nel Pistoiese. Nessuna traccia, nei notiziari Rai, neppure di una interrogazione parlamentare con cui si chiede conto al governo di un cospicuo finanziamento, ovviamente parliamo di soldi pubblici, alla campagna elettorale per le presidenziali americane di Hillary Clinton.

Niente notizie scomode, gli immigrati accampati nelle città sono un problemino in via di soluzione, ma anche niente satira. Francesca Fornario, simpatica co-conduttrice del programma «Mamma o non mamma» su Radio2, ha così riassunto su Facebook le ultime disposizioni: «Ricapitolando, niente battute su Matteo Renzi, niente politica, niente satira, niente personaggi, niente imitazioni, niente copioni, niente scenette qualunque cosa siano, niente comicità e che altro... Ah, niente battute sul fatto che non si può dire comunista». E dire che il premier censore era, commosso, in prima fila a Parigi insieme ai capi di Stato di mezzo mondo alla manifestazione indetta all'indomani dell'attacco terroristico al settimanale satirico. Come tutti scandì il motto «Je suis Charlie Ebdo».

Oggi sappiamo che non voleva schierarsi contro qualsiasi forma di censura, intendeva dire che anche lui fa satira. La sua specialità è prendere per i fondelli gli italiani. In Rai l'hanno capito al volo e il coro dei giornalisti ora è unanime: «Je suis Matteo Renzì».

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