Il rapporto dell'Ocse: l'Italia fa progressi ma c'è troppa burocrazia

L'Italia è diventata un ambiente «piuttosto favorevole» alla nascita di nuove imprese grazie ai «miglioramenti degli ultimi anni», ma persistono «significative barriere normative» all'espansione delle aziende a causa di «un sistema fiscale complesso che impone elevati costi non legati alle retribuzione alle Pmi» e alle «deboli» garanzie per il rispetto dei contratti. È quanto sottolinea l'Ocse in un rapporto dedicato alla piccola e media impresa italiana.

Tra i progressi compiuti dall'Italia, l'organizzazione di Parigi cita in particolare lo Statuto delle Imprese del 2011, la norma che consente di aprire un'impresa in un solo giorno se si è gli unici proprietari, e le iniziative per accelerare il pagamento dei crediti vantati dalle aziende nei confronti della Pubblica Amministrazione. «Recenti riforme amministrative affrontano, in qualche modo, questi problemi, contemplando nuove forme di risoluzione delle dispute contrattuali, un regime di tutela della proprietà intellettuale più semplice per le Pmi e trattamenti fiscali più favorevoli per certe categorie di imprese», osserva l'Ocse, aggiungendo che «tali miglioramenti potrebbero essere rafforzati» da una «migliore protezione» delle forme di proprietà intellettuale non connesse all'innovazione tecnologica (e per le quali non è quindi valido il modello del brevetto), da una «riduzione del carico fiscale» per le aziende che pagano costi elevati non legati alle retribuzioni e da «misure per aumentare la concorrenza nei servizi di rete». L'organizzazione suggerisce, inoltre, incentivi fiscali mirati, un sistema normativo che stimoli gli investimenti in azioni e un rafforzamento della cooperazione tra università e Pmi, in particolare nell'innovazione tecnologica. L'Italia, prosegue l'Ocse, deve poi intervenire sulla formazione, dal momento che «solo il 40% dei giovani afferma che la loro educazione scolastica li ha aiutati a costruire una mentalità imprenditoriale, contro una media Ue del 53%». L'Ocse, in proposito, suggerisce l'adozione di una «strategia nazionale per la formazione imprenditoriale», l'introduzione di standard nazionali per l'apprendistato e il rafforzamento della cooperazione tra università e imprese.

Intanto, la Commissione Ue ha avviato una consultazione pubblica con l'obiettivo di contribuire a far emergere cosa sia necessario fare per creare un contesto più favorevole alle Pmi.

Un'iniziativa che punta a migliorare lo Small business act (Sba), che a sua volta consiste in un'ampia gamma di misure volte a semplificare la vita delle Pmi e che si è già rivelato una valida base per la politica in materia. La consultazione è disponibile presso la pagina web (http://ec.europa.eu/eusurvey/runner/NewSBAsurvey2014) .

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