Le Regioni faranno pagare gli esami inutili ai medici

Spaventati dalle cause legali, i camici bianchi hanno moltiplicato le prescrizioni facendo volare la spesa sanitaria. Ma ora è guerra

Le Regioni faranno pagare gli esami inutili ai medici

Roma - Prestazioni inappropriate? Paga il medico. Le Regioni vogliono stringere i cordoni della borsa e ridurre la spesa sanitaria a qualunque costo e dunque chiedono che a pagare risonanze magnetiche, ecografie, lastre e analisi che si rivelano inutili sia il medico che le richiede.

É guerra tra i sindacati dei camici bianchi e le Regioni. Al centro dello scontro un accordo siglato tra Stato ed Enti locali che prevede la responsabilità patrimoniale per il medico che prescrive esami non appropriati. Si tratta di un emendamento non ancora approvato nell'Intesa Stato-Regioni e al quale è contraria pure Beatrice Lorenzin, ministro della Salute. I medici però non si accontentano del parere della Lorenzin e alzano le barricate contro un provvedimento che, dicono, avrebbe «effetti devastanti sulla salute dei cittadini, inficiando anche l'articolo 32 che tutela il diritto alla salute dei cittadini».

In ballo ci sono milioni di prestazioni prescritte ogni anno a carico (parziale o totale) del servizio sanitario nazionale che ovviamente incidono pesantemente sulla spesa sanitaria. In previsione di ulteriori tagli al fondo sanitario le regioni si mobilitano e cercano di risparmiare dove possono ma i medici ritengono una follia l'idea di scaricare su di loro i costi degli esami. «Non possiamo più accettare la logica delle Regioni che invece di tagliare gli sprechi che sono sotto gli occhi di tutti scelgono di tagliare i servizi sanitari ai cittadini e di far ricadere sacrifici ed oneri sui medici - attacca Riccardo Cassi, presidente Cimo - Come mai nessun sacrificio viene richiesto ai ricchi emolumenti dei consiglieri regionali e dei vertici delle partecipate regionali e nessun ridimensionamento è in programma per quanto riguarda gli elefantiaci apparati burocratici regionali? A pagare le Regioni sono sempre gli stessi: medici e cittadini». Il segretario nazionale Anaao Assomed, Costantino Troise, sottolinea che «ogni atto medico ha una responsabilità civile, penale ed erariale» ma è «inaccettabile pretendere di collegare la necessità di accentuare l'appropriatezza clinica ad un atteggiamento intimidatorio nei confronti dei professionisti».

A fianco dei medici il ministro Lorenzin e il governatore del Veneto, Luca Zaia, che non condivide la richiesta degli altri presidenti. «Sono l'unico ad aver votato contro l'accordo - spiega Zaia - A pagare ingiustamente non sarebbero soltanto i medici ma anche i cittadini. Sono contrario a provvedimenti punitivi come questo».

Dietro alla richiesta delle Regioni esiste comunque un problema enorme: il fenomeno crescente della cosiddetta medicina difensiva. L'aumento esponenziale delle cause nei confronti degli operatori sanitari e l'obbiettiva difficoltà di trovare assicurazioni che coprano il loro operato ha prodotto tra gli altri risultati sicuramente quello di un eccesso di prescrizioni diagnostiche che in molti casi servono semplicemente a tutelare il medico in caso di ricorsi. L'impatto economico di questo fenomeno non è facilmente calcolabile perchè nella maggioranza dei casi è obbiettivamente difficile stabilire se un esame è oppure no inappropriato. Uno studio condotto negli Usa ha calcolato in 27 miliardi di dollari annui il costo della medicina difensiva.

In Italia un

monitoraggio dell'Agenas, l'Agenzia nazionale per i servizi sanitari, condotto in Lombardia ha messo in luce che il 57 per cento dei medici intervistati ha dichiarato di aver praticato comportamenti di medicina difensiva.

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