Renzi imbucato in Ferrari

Il premier s'intrufola alla quotazione del Cavallino, per scippare un successo altrui

Renzi imbucato in Ferrari

Domani Sergio Marchionne conclude l'operazione di scorporo di Ferrari da Fiat, o Fca come si chiama adesso, nella cui pancia le «rosse» stavano dal 1988, anno in cui morì il fondatore Enzo. L'appuntamento è alla Borsa di Milano dove le azioni del Cavallino (si chiameranno Race) verranno quotate per la prima volta sul mercato italiano (su quello americano lo sono da novembre). Ognuno per la sua strada, quindi, anche se attraverso incroci azionari il controllo di Ferrari rimarrà in mano a ciò che resta della dinastia Agnelli. Nella testa di Marchionne - e non solo in quella, visto i successi delle sue intuizioni - la separazione accrescerà il valore e la possibilità di sviluppo dei due gruppi sempre più internazionali. È un giorno importante, e Palazzo Mezzanotte - sede della Borsa - sarà una vetrina prestigiosa. Tanto che il premier Matteo Renzi, cosa senza precedenti nella storia delle quotazioni di matricole, ha deciso di non mancare l'appuntamento. Ci sarà anche lui, al fianco di Marchionne, a farsi immortalare nelle foto ricordo.Non è chiaro che cosa c'entri il capo del governo con un fatto che riguarda un'azienda privata, la Fca di Marchionne, di diritto olandese con sede legale nel Regno Unito e testa negli Stati Uniti. Non sappiamo che cosa abbia spinto Marchionne ad accettare di colorare di rosso-sinistra il rosso-Ferrari (magari lo scopriremo presto). Sappiamo però perché Renzi ha insistito per imbucarsi sulla prima passerella del 2016. Primo: cointestarsi un successo, com'è accaduto con Expo, con il quale lui non ha nulla a che fare e contro il quale il suo partito, il Pd, si è battuto negli anni con forza. Secondo: provare a ripulirsi l'immagine proprio nel cuore della finanza, dopo lo scandalo finanziario di Banca Etruria che ha coinvolto colleghi, parenti e amici. Terzo: distrarre gli italiani dalla stangata di inizio anno (l'aumento delle tariffe) e da quella che verrà se dovessero scattare - cosa da non escludere - le clausole di salvaguardia concordate con l'Europa: ballano, nei conti pubblici, trentacinque miliardi che, se non trovati, si trasformerebbero in nuove tasse per una media di quasi mille euro a testa.

Oggi tutti orgogliosi, ma non facciamoci prendere per il naso: diamo a Marchionne quello che è di Marchionne (la capacità di produrre ricchezza) e a Renzi ciò che è di Renzi (la bravura di imbucarsi alla festa degli amici ricchi).

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