Rom e islamici. Ma Santità non dimentichi noi cattolici

Nella visita a Milano, il prossimo 25 marzo, Bergoglio incontrerà immigrati, islamici e rom. Ma spenda una parola per le loro vittime

Rom e islamici. Ma Santità non dimentichi noi cattolici

Arriverà a Milano papa Francesco il prossimo 25 marzo. Una visita pastorale molto attesa perché già annunciata e poi annullata, tanto che molti soffiarono sul fuoco se non di una palese rivalità, almeno di una non simpatia per l'arcivescovo Scola. Si diceva per la sua fede ciellina poco digeribile dal pontefice arrivato dalla «fine del mondo» o per le diverse magliette indossate nella partita del conclave. Ma ora che Scola ha compiuto i suoi 75 anni consegnando nelle sue mani le dimissioni di rito, Francesco ha rinviato il «pensionamento» giusto il tempo previsto dal galateo vaticano e messo finalmente in agenda il viaggio che segue quello di papa Ratzinger nel 2012. Ma questa volta sarà un vero tour de force che comincerà con il decollo da Ciampino alle 7.30, poi l'incontro nelle case popolari con islamici, rom e immigrati, l'omaggio alle reliquie di san Carlo, il Duomo e i sacerdoti, il saluto ai fedeli sul sagrato (alle 11), i detenuti di san Vittore e con loro il pranzo, alle 15 il parco di Monza per la messa davanti a un milione di fedeli e «il ringraziamento al cardinale Scola», alle 16.30 lo stadio di san Siro con cresimati, genitori, padrini e madrine.

Chiaro che al di là degli appuntamenti tradizionali, a colpire siano quelli immediatamente rilanciati dal sito di Repubblica, il quotidiano scelto dal pontefice per le sue interviste, con rom, islamici e immigrati alle torri bianche di via Salomone, periferia degradata e regno di spaccio, occupazioni e criminalità. Giusto che il papa vada dagli ultimi, il medico deve curare il malato e non certo il sano, dice il cattolico ben istruito. Bene, ma a patto che il papa di fronte alle case occupate abusivamente, togliendole a chi ha diritto (e forse ancora più bisogno), dica chiaro che occupare è illegale. Così come ai rom che rubare e mandare i figli a prostituirsi non va bene. E magari agli islamici che è un crimine contro l'umanità fiancheggiare o anche solo condividere l'odio dei terroristi che massacrano nel nome di Maometto.

Lo dica forte Francesco, così come lo disse forte un grande papa come Wojtyla quando andò in terra di mafia e urlò con tutta la voce che gli era rimasta in corpo l'orrore della criminalità organizzata. «Pentitevi e cambiate vita», gridò a boss e picciotti a cui non concesse nessuna attenuante parlando la lingua del Vangelo per cui il sì è sì e il no è no. Senza nessuna possibilità di giustificare la deviazione dalla retta via che è sempre quella della legge, sia essa divina o degli uomini.

Per ora c'è la Curia a spiegare che la visita avrà «tutti i caratteri di sobrietà» richiesti da Francesco e che «verranno coinvolti anche privati come sponsor per gestire i costi ingenti dell'evento, costi che da sola la Diocesi non può sostenere».

Denaro, condannato proprio ieri dal papa ricevendo in udienza la Conferenza internazionale delle associazioni di imprenditori cattolici (Uniapac) come «sterco del diavolo» che deve servire e non governare. Le parole di Basilio di Cesarea detto il Grande, Padre della Chiesa del IV secolo, forse riprese da san Francesco d'Assisi, ma che magari nel terzo millennio andrebbero quantomeno rimodulate.

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