Eugenio Scalfari è davvero una carogna. Una geniale carogna che ha trovato il modo di rovinare la festa a quello che considera un suo indegno successore alla guida della non più sua Repubblica. Proprio nel giorno in cui il giovane Mario Calabresi girava gli studi televisivi per presentare la nuova veste del giornale debenedettiano, il novantenne predecessore e fondatore se n'è uscito con una frase che ha raggelato il sangue di Calabresi e dei repubblichini (nel senso di giornalisti e lettori): «Dovessi scegliere se votare Di Maio o Berlusconi, tutta la vita Berlusconi». Poche parole che non solo hanno cancellato anni di duro lavoro per espellere Berlusconi dalla vita politica senza se e senza ma, ma che hanno oscurato il costosissimo lancio del restyling. Nei giorni successivi infatti, di Repubblica si è parlato per l'outing di Scalfari pro Berlusconi, non certo per il lavoro tipografico di Calabresi.
Scalfari, 94 anni, si è comportato come il nonnetto ritenuto e trattato dai parenti come un rimbambito che al brindisi della cena di Natale in famiglia, per vendetta alza il calice «A quelle zoccole delle mie nuore» raggelando la tavolata. «Scusate, il nonno è andato e straparla, conosco la stima che nutre per tutte voi» è la frase che di solito in queste circostanze, dopo qualche istante di gelo, usa dire il capotavola per sdrammatizzare (esattamente quello che un imbarazzato Calabresi ha fatto nelle ore successive senza peraltro essere creduto).
La verità è che il nonno non si inventa le cose, ha sempre saputo delle scappatelle coniugali delle nuore ma ha taciuto fino al giorno in cui il disprezzo per i figli cornuti non ha prevalso sull'onore della famiglia. Scalfari non solo è una carogna, ma pure una canaglia che a Berlusconi gliene ha fatte di tutti i colori. Ma alla sua età può permettersi di ammettere l'ennesimo fallimento della sua lunga e ondivaga vita. È come se non volesse concedere l'onore di continuare la battaglia al suo ultimo nemico storico (Berlusconi) a ragazzini - tipo Calabresi - che non sanno neppure di che cosa e di che pasta d'uomini stiamo parlando.
Repubblica incassa il colpo e affida alla penna di un comico decaduto e triste, Michele Serra, il compito di redarguire sul suo giornale nonno Eugenio e ribadire che Berlusconi e Mediaset sono il male assoluto. Compito da studenti mediocri che una volta imparata la lezione a memoria la ripetono all'infinito senza avere mai ben capito che cosa stiano dicendo. Pappagalli dell'antiberlusconismo.
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