Coronavirus

Gli scienziati smentiscono Conte: "Un lockdown non serve"

"Il lockdown non serve. La chiave contro il virus è la distanza". La soluzione?: "Negozi aperti 24 ore". Gli scienziati bocciano il dpcm di Conte

Gli scienziati smentiscono Conte: "Un lockdown non serve"

E se il lockdown non servisse per sconfiggere il coronavirus? Ne è convinto Massimo Ciccozzi, direttore dell'Unità di statistica medica ed epidemiologia molecolare dell'università campus BioMedico di Roma. "Questa battaglia si vince col distanziamento sociale. È lì che bisogna lavorare, - dice su il Secolo d'Italia - anche con misure ulteriori. Il lockdown è una misura estrema, molto impattante socialmente ed economicamente, molto dannosa. È sofferenza per tutti, non dobbiamo arrivare a questa scelta estrema. Ma per evitare un nuovo lockdown bisogna agire adesso in maniera dinamica".

No al lockdown. Il nodo sono i trasporti

Poi, se l'incendio divampa si potrebbe ripiegare su lockdown localizzati, che sono l'ultima risorsa, ma se tempestivi hanno senso ed efficacia. "Ma la scelta se farli spetta alla politica", sentenzia Ciccozzi. E sull'ultima stertta del dpcm d'autunno il professore è critico. Tutte misure nescessarie, ma insufficienti. L'obbligo di mascherina all'aperto non basta per contenere i contagi. "Serve qualche passo in più. Per evitare il lockdown generalizzato, bisogna intervenire ulteriormente laddove la trasmissione del virus è alta". E il nodo principale restano i trasporti. "Se io prendo un mezzo pubblico urbano o i mezzi dei pendolari, oggi il distanziamento sociale non è garantito. Non tutti hanno la mascherina, molti la indossano male, chi parla al cellulare se la toglie e i mezzi sono troppo pieni. Così proprio non va. Bisognerebbe portare l'occupazione massima nei trasporti urbani dall'attuale 80% al 50%". Il problema, però, è che difficilmente si troveranno le risorse economiche per potenziarli. "Per cui temo si resterà all'80%", sentenzia Ciccozzi.

Rsa e assembramenti nel mirino

Misure più severe e mirate servono anche nelle Rsa, le residenze sanitarie assistite. "Bisogna proteggere col massimo rigore gli anziani. Le visite - dice il professore del campus BioMedico - vanno consentite col contagocce e con misure di garanzia rigorose. E suggerisco di investire molto di più nella sanità territoriale: le regioni che l'avevano fatto hanno saputo gestire meglio l'epidemia". Mentre giudica il "consiglio", contenuto nel dpcm, sul numero massimo di sei invitati a cena come un "suggerimento" a usare il buonsenso. "Del resto, non è che si poteva mandare la polizia a casa", aggiunge Ciccozzi. Anche perché "il virus è contagiosissimo e ha approfittato dell'accresciuta mobilità in estate, della ripresa dei servizi pubblici urbani, della movida, del ritorno al lavoro". La causa della risalita dei contagi, secondo il professore, non sarebbe tanto la riapertura della scuola. A fare paura dovrebbero essere gli assembramenti dei giovani fuori dalle scuole, alle fermate degli autobus, nei mezzi pubblici."È lì che bisognerebbe intervenire con più controlli", chiosa.

L'idea fuori dal coro: "Negozi aperti 24 ore"

"Basta terrorizzare i cittadini. Chiudere non è la soluzione". Francesco Vaia, direttore sanitario dell'ospedale Spallanzani di Roma, boccia senza mezzi termini l'ipotesi lockdown. "Il Paese non ha bisogno di stress e di minacciati provvedimenti - scrive su Facebook - che rischiano di creare sequele psicologiche gravi sulle persone più fragili e sui giovani, che invece dovremmo preservare". Invocando il buon senso collettivo, governo in primis, Vaia propone una soluzione alternativa alla segregazione generalizzata: "E se invece di chiudere aprissimo sulle 24 ore ad esempio tutti gli esercizi commerciali, la grande distribuzione, magari a Natale per consentire un afflusso più ordinato e spalmato sulle 24 ore?". Una pianificazione di aperture scaglionate che si potrebbe estendere anche a uffici, fabbriche e scuole. E così si alleggerirebbe anche la pressione sui trasporti nelle ore di punta. Queste sono solo alcune delle idee.

Ora la palla passa alla politica.

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