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Se la politica finisce in pescheria

Se la politica finisce in pescheria

L'Italia ha 7.456 chilometri di coste, niente di strano quindi se la politica ricorre a metafore «ittiche». «Le sardine» sono i partecipanti alle manifestazioni di protesta contro Matteo Salvini. Obiettivo: stipare le piazze e dimostrare che l'Emilia-Romagna, prossima al voto, vuole rimanere in mano ai post comunisti. Inutile notare che in piazza ci stanno settemila (Modena) e dodicimila (Bologna) persone ma la Regione conta tre milioni e mezzo di aventi diritto al voto. La vittoria delle sardine è ancora tutta da dimostrare, anche se i giornali sono in orgasmo per l'inattesa partecipazione popolare. Non è ben chiaro quale sia l'agenda delle sardine. Il leader Mattia Santoni, golf a pelle e capello crespo, collabora con una rivista di Romano Prodi. Siamo dunque sul rosso molto stinto, roba all'acqua di rose. Sufficiente però per illudere quello che resta della sinistra di ottenere trionfi. A livello nazionale, l'alleanza del Partito democratico con i 5 stelle forse era scontata. Luigi Di Maio infatti voleva aprire il Parlamento come fosse una scatoletta di tonno prima di trasformarsi nel tonno stesso. Prima l'attuale ministro degli Esteri era considerato il delfino di Beppe Grillo. Il copyright di «sardine» è di Silvio Berlusconi, il quale disse a Bruno Vespa: «Non è vero che non ho mai scelto un delfino, ma ogni volta che si sono presentati si sono rivelati sardine». La svolta ittica della politica è confermata da altri fattori. Ad esempio, la grillina Barbara Lezzi, ministro per il Sud, una volta chiusa l'Ilva, punta sulla coltivazione delle cozze per rilanciare l'economia di Taranto. Saranno cozze amare, ha commentato Aldo Grasso sul Corriere della Sera. Le cozze amare non sono un'esclusiva del Movimento. Anche Michele Emiliano, ex sindaco di Bari e governatore della Puglia, finì nel mirino dei giornali per lo «scandalo» delle cozze pelose, regalate da un generoso imprenditore. Anche il Partito democratico dunque ama l'impepata.

L'Italia si dibatte tra mille difficoltà: economiche, sociali, culturali. Che cosa fare? Ricordare che gli uomini di potere devono dare il buon esempio come amministratori e non solo. Insomma, ricordare che il pesce puzza sempre dalla testa. E votare di conseguenza.

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