La vecchia sinistra si arrende alla nuova cultura di destra

La vecchia sinistra si arrende alla nuova cultura di destra

I l dibattito sulla cultura di destra e la cultura di sinistra è un «classico» che verrebbe voglia di liquidare con le parole della dissacrante canzone di Giorgio Gaber, Destra-Sinistra. Ma la discussione qui non è teorica. È la cronaca che spinge a occuparsi del tema.

Partiamo dalla Francia. A Parigi sono avanti di un decennio o forse di un ventennio sulle risposte culturali alle sfide dell'immigrazione di massa e alle censure del politicamente corretto. Ormai da tempo la stampa scrive dei neo-reazionari, etichetta inizialmente dispregiativa e oggi puramente descrittiva della realtà. Sui giornali delle scorso weekend si potevano leggere i seguenti articoli. Le Monde, quotidiano della sinistra: tre pagine sul pericolo di una egemonia della destra culturale e sulle malefatte (si fa per dire) di Éric Zemmour, fresco autore di Destin français e in passato bestsellerista «sovranista» a sorpresa. Zemmour si merita due pagine di stroncatura, due pagine di catenaccio culturale: Zemmour sbaglia nel credere che esista una identità francese, Zemmour sbaglia nell'interpretare la storia, Zemmour parla di un Paese immaginario. Zemmour, Zemmour, Zemmour: si capisce che tutto gira intorno alle tesi di Zemmour e che le critiche si limitano a buttare il pallone in tribuna perché non offrono letture alternative. Le Figaro, quotidiano della destra: intervista all'esperto di geografia umana Christophe Guilluy che spara a palle incatenate, da sinistra, sulla cecità dei partiti tradizionali (ma anche di Macron) davanti al cosiddetto populismo. Nel suo libro in uscita No Society. La fin de la classe moyenne occidentale nota come la classe media sia un pollo da spennare per i partiti «borghesi», che si concentrano sulle aree metropolitane e cosmopolite. In provincia la disoccupazione morde, i burocrati di basso rango sono economicamente nei guai. Sul Magazine del giornale francese campeggia in copertina François-Xavier Bellamy, 32 anni, indicato come «il filosofo che sta rinnovando il pensiero della destra». Candidato (perdente) dei Repubblicani, Bellamy è famoso soprattutto per il saggio I diseredati ovvero l'urgenza di trasmettere (Itaca edizioni, 2016). L'educazione è il problema dei problemi, soprattutto perché una generazione ha rinunciato a trasmettere la sua esperienza, creando una legione di figli diseredati e facile preda del pensiero unico o del nichilismo.

In Italia si aprono vistose crepe nel muro del conformismo. Micromega, rivista della sinistra giacobina, licenzia un numero intitolato Contro il politicamente corretto. Una serie di bordate che abbattono i luoghi comuni sinistrorsi su linguaggio, immigrazione e multiculturalismo. I luoghi comuni ai quali il Partito democratico sembra di non poter rinunciare e sui quali ha costruito un devastante flop elettorale. Il direttore Paolo Flores D'Arcais rivendica di aver criticato questo pensiero asfissiante da trent'anni. È vero e il volume ne fornisce le prove. Ma un fuoco così serrato (236 pagine) non si era mai visto. Una redattrice di Micromega, Cinzia Sciuto, ha pubblicato di recente Non c'è fede che tenga. Manifesto laico contro il multiculturalismo per un editore, Feltrinelli, che in passato ha pubblicato i classici di Jürgen Habermas e Charles Taylor proprio in favore del multiculturalismo. Einaudi, altra casa editrice attenta a non superare mai i limiti imposti dal politicamente corretto, porta in libreria Fuga in Europa di Stephen Smith, un saggio che non nasconde le difficoltà epocali poste dall'immigrazione e si spinge fino a dire ciò che la destra dice da sempre: la politica delle porte spalancate porterà non solo a problemi d'identità per gli europei ma anche all'esplosione del Welfare. Fra trent'anni il Vecchio continente avrà dai 150 ai 200 milioni di europei-africani. Oggi sono 9... Diego Fusaro è un filosofo gramsciano ma piace assai alla destra (anzi, piace soltanto alla destra) perché sostiene tesi conservatrici ma da sinistra. I suoi bersagli sono il capitalismo, la finanza, la globalizzazione, la sinistra che ha tradito i lavoratori per difendere diritti inesistenti o discutibili. Fusaro ha appena pubblicato Il nuovo ordine erotico. Elogio dell'amore e della famiglia (Rizzoli). Tesi: il laissez faire liberista in economia equivale al laissez faire in campo sessuale, dove trionfano l'indistinto e l'unisex.

La sensazione complessiva? La sinistra è moribonda, in tutti i sensi, culturale e politico.

Nel frattempo, sabato 13 ottobre al Centro congressi Cavour di Roma, si terranno gli Stati generali della cultura di destra, evento organizzato dall'associazione

Nazione Futura. Sono attesi tutti i think tank dell'enorme area culturale della destra, con tutte le sue differenze e sfumature. Una nuova generazione avanza e non ha complessi di inferiorità ma proposte per uscire dal pantano.

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