Senza stipendio da 4 mesi: marocchino si dà fuoco

E' successo a Verona. Un operaio 27enne si è dato alle fiamme, ma non è grave. E l’uomo che voleva uccidersi a Bologna è condannato per false fatture

Senza stipendio da 4 mesi: marocchino si dà fuoco

nostro inviato a Bologna

Avant’ieri, a Bologna, Giuseppe il muratore e ieri, a Verona, un operaio edile marocchino di 27 anni. Appiccarsi il fuoco, come scelta ultima per manifestare la propria disperazione. Sopraffatto dalle pendenze con l’erario e da una condanna per fatture false, l’artigiano di Ozzano dell’Emilia, che è in condizioni gravissime al Centro grandi ustionati di Parma; disperato perché senza stipendio da quattro mesi, il giovane immigrato. Drammi in fotocopia, che preoccupano e fanno temere una pericolosa escalation imitativa.

A Verona l’operaio marocchino, che sostiene di lavorare in un consorzio cooperativo di servizi di impresa, si è cosparso il corpo di benzina, dandosi fuoco alle gambe e alla testa in Piazza Bra, ad un passo dall’Arena e dal Municipio, proprio mentre sfilava un presidio di protesta di un’associazione di genitori. Una coincidenza provvidenziale dato che i carabinieri, impegnati nel servizio di ordine pubblico per il presidio, sono subito intervenuti e hanno spento le fiamme utilizzando anche un drappo dei manifestanti. La vicenda del giovane marocchino (ricoverato in condizioni, fortunatamente non gravi, all’ospedale civile maggiore di Borgo Trento) e le sue presunte disavventure sono ancora però tutte da chiarire.

Si sa che da alcuni mesi aveva lasciato la sua abitazione e viveva senza fissa dimora, frequentando le mense dei poveri, ma non è invece ancora chiaro se in questi mesi ha svolto delle attività lavorative, come lui ha detto ai soccorritori, sostenendo di non aver ricevuto lo stipendio da 4 mesi, e con quale impresa, considerato che il tesserino che aveva con lui non sarebbe stato riconosciuto dal titolare della cooperativa a cui era intestato. Sulla vicenda, in particolare per quanto riguardo l’impiego o meno del marocchino nel settore edilizio, sono in corso accertamenti da parte dei carabinieri in collaborazione con la direzione del lavoro.

Quanto a Giuseppe C., che a Bologna si è dato fuoco all’interno della sua auto, c’è da aggiungere che, oltre alla pesante pendenza di 104mila euro che l’uomo aveva con l’Agenzia delle Entrate, che l’ha portato a compiere quel gesto disperato, nel pomeriggio di mercoledì è arrivata anche una sentenza penale a suo carico: 5 mesi e 10 giorni dopo che il suo legale, l’avvocato Massimo Lettera aveva presentato richiesta di patteggiamento.
Il suo assistito lo sapeva perché aveva dato consenso due giorni prima firmando una procura speciale. Ma solo nel pomeriggio, quando il giudice Gabriella Castore è uscita per comunicare la decisione, l’avvocato le ha detto di aver saputo poco prima della tragedia.

La condanna avrebbe comunque avuto conseguenze minime sull’uomo: è incensurato e quindi la pena era stata sospesa. Il procedimento penale era nato da un accertamento fiscale dell’Agenzia delle Entrate. Nelle dichiarazioni dei redditi erano state trovate due fatture false emesse relative ai redditi 2005 (16mila euro più Iva) e 2006 (13mila più Iva), da un unico fornitore, usate probabilmente per addurre passività fittizie. Il caso di Giuseppe C.

è stato definito ieri «un fatto doloroso e atroce» da Aldo Scola, presidente della commissione Tributaria dell’Emilia-Romagna. «Mi auguro - ha aggiunto - che chi di dovere ne tragga le conclusioni necessarie per rivedere l’equità di un sistema fiscale che si rivela capace di effetti di questo tipo».

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