Lo show di Silvio e la prima volta da leader "defilato"

Il presidente di Forza Italia chiama Salvini "il nostro leader", ma con la mimica resta al centro della scena

Lo show di Silvio e la prima volta da leader "defilato"

Simboli in ogni gesto, sotto la coperta di ogni parola. Ma con Silvio Berlusconi, come sempre, conta ancora di più il linguaggio del corpo. Il momento clou della giornata politica di ieri, la conferenza stampa del centrodestra nella Loggia alla vetrata del Quirinale, è piena di prime volte, ma quella del Cavaliere di lato è davvero una prima assoluta.

Non era mai accaduto in tanti anni della seconda Repubblica: l'uomo che ha creato Forza Italia e, dall'economia al calcio, ha fatto dello stare al centro del palcoscenico una filosofia di vita, nei colloqui con il presidente della Repubblica siede nel posto d'onore, il più vicino a Sergio Mattarella, parla per primo nella conferenza stampa, per poi fare un passo di lato e lasciare il centro del palcoscenico e il microfono a Matteo Salvini. «Il nostro leader», dice Silvio Berlusconi, ed è un concetto del tutto inedito, nello stile e nella retorica del capo di Forza Italia. Ma Berlusconi è anche l'uomo che più di ogni altro fa politica con il proprio corpo, con la riconosciuta capacità di interpretare alla perfezione i tempi di ogni palcoscenico. Salvini parla da leader riconosciuto, ma è Berlusconi che gestisce i tempi della scena e ruba i riflettori agli alleati. Quel riconoscimento politico certamente concordato, «il nostro leader», arriva accompagnato da un preambolo significativo: Salvini «leggerà bene» il testo concordato, annuncia il Cav, anche perché «sulle parole abbiamo discusso abbastanza». Forza Italia tiene fede al patto pre elettorale: sarà la Lega, partito più votato, a esprimere il leader e quindi il presidente del Consiglio di un governo, se e quando ci si arriverà, ma sarà un primus inter pares, non solo nel senso garantito dal dettato costituzionale, ma ancora di più nel senso politico, quello che conta davvero.

Salvini legge i dieci punti, e il «Cavaliere di lato» lo accompagna enumerandoli con la mano, scandendo il ritmo del discorso come un direttore d'orchestra. La teatralità dell'uomo è la solita, niente è lasciato al caso. Salvini parla, il Cavaliere calamita l'attenzione con i suoi gesti, chiosa ogni frase, pone l'accento azzurro su tutti i punti e soprattutto sul richiamo allo spirito di Pratica di Mare, quello della stretta di mano tra George W. Bush e Vladimir Putin, un momento culminante dell'era berlusconiana, un momento in cui, tra i grandi leader del mondo, al centro c'era ancora una volta lui.

Ieri il Cavaliere invece era di lato, e non si era mai visto, dopo decenni di politica italiana registrati alla voce «ventennio berlusconiano», anche quando al governo non c'era lui. Ieri era di lato, ma tutt'altro che defilato. Nel copione di una conferenza stampa che ruotava attorno a un testo concordato parola per parola, un solo attore recitava a soggetto, mettendo in scena un finale a sorpresa, destinato a fare più rumore di tutto quello che era accaduto fino a quel momento davanti alle telecamere.

Il braccio allungato di Berlusconi, ad accompagnare fuori scena Giorgia Meloni e Salvini, è ancora una volta il gesto del protagonista che si prende la scena per il gran finale, quello in cui scomunica i 5 Stelle. Il Cavaliere è di lato, ma chi lo vorrebbe giù dal palco può attendere.

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