È l'italiano che ti aspetti, tra i giovani è quello che più mi aveva colpito, anche all'ultimo Giro d'Italia. A la Planche des belles filles, balcone d'Italia dove seppero vincere sia Nibali che Aru, Giulio non vince ma si veste di giallo. E lo fa ancora una volta con una fuga a lunga gittata; un'azione di coraggio e resistenza che è spenta solo a pochi metri da una vetta sterrata dal belga Teuns. Giulio Ciccone è il nuovo che avanza, un ragazzo di soli 24 anni che sta crescendo presto e bene alla Sorbona del ciclismo. Lui che ha corso il Giro, si sta cimentando per la prima volta al Tour: nulla di più grande, nulla di più difficile. E come dice il suo manager - l'italianissimo Luca Guercilena a capo dell'americana Trek Segafredo - il ragazzo deve solo imparare a gestire le sue forze. Giulio non difetta né di talento e coraggio né tantomeno resistenza. È nato per andare in bicicletta: all'attacco. Ha tutto per incatenare i cuori degli sportivi, ma deve affinare le proprie doti di corridore. Ho sempre amato l'irrequieto spirito hidalgo di corridori alla Luis Ocaña, capaci di fare la differenza in salita, e dotati di spirito non comune.
Hombre vertical che accettano la sfida, senza paura. Però, un pizzico di strategia ci vuole sempre. Con il cuore ci s'innamora; con il cuore e la mente si fa girare la testa, a tutti. E Giulio ha tutto per farci innamorare.
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