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"Sono stanco". La Lega ora gela Draghi

Il vicesegretario del Carroccio, Lorenzo Fontana, a Quarta Repubblica attacca Draghi: "Non sono per nulla soddisfatto". Ed evoca la crisi

"Sono stanco". La Lega ora gela Draghi

La bomba la sgancia Lorenzo Fontana, vicesegretario della Lega, durante l'intervista a Quarta Repubblica. Lui, o meglio "una parte non minoritaria della Lega", è "stanca" del governo Draghi. Un esecutivo che "o cambia oppure faremo le nostre scelte". Tradotto dal politichese, pur decisamente chiaro, è che il Carroccio si prepara ad un autunno più di lotta che di governo. Fontana la butta lì: il settembre che verrà sarà "molto difficile" sia per l'economia che per Mario Draghi. "La Lega risponde ai leghisti. Se stiamo al governo per non fare nulla, allora meglio lasciar perdere".

Si tratta probabilmente di un primo "messaggio" inviato dal Carroccio a Palazzo Chigi. Dopo i risultati elettorali, con il sorpasso di Fratelli d'Italia in molte città del Nord, la Lega si è riunita in via Bellerio per analizzare quello che appare un risultato deludente. Al centro della discussione le polemiche sul mancato viaggio a Mosca di Salvini, che qualche strascico l'hanno lasciato. Poi la crisi economica. E in parte anche il risultato elettorale. In attesa dei ballottaggi (tra due settimane) nel Carroccio sembra essere iniziata la resa dei conti. Se una parte del movimento (vicina a Giorgetti) aveva appoggiato con convinzione l'esperienza di governo, un'altra non ha mai digerito la partecipazione ad un esecutivo con il Pd. Quella parte, che oggi Fontana dice essere "non così minoritaria", sembra essere tornata a battere cassa.

In fondo è qualche tempo che nella Lega le acque sono agitate. E qualche schizzo ha raggiunto pure Draghi. Basti pensare allo scontro sul dl Concorrenza. O alle incomprensioni su riaperture, green pass e similari. Oppure alle tensioni sulla delega fiscale. O ancora al catasto. Ieri Salvini, dopo la decisione di Lagarde sui tassi di interesse, aveva messo nel mirino proprio Supermario accusandolo di non difendere i risparmi degli italiani. Voci di disimpegno leghista si accavallano ormai da mesi, anche se non si è mai arrivati alla rottura. Il collante era sempre stato Giorgetti. Ma la retromarcia nei sondaggi e nel voto reale una spia di allarme deve averla fatta accendere.

Il timore dalle parti di via Bellerio è che Fratelli d'Italia possa risultare primo partito e conquistarsi la leadership del centrodestra, esprimendo così il candidato premier. Stare all'opposizione aiuta, soprattutto nei mesi che precedono le elezioni (previste nel 2023). Salvini lo sa e in molti si chiedono: non è che la Lega sta pensando di sfilarsi, alla prima occasione, dall'esecutivo di Supermario? Salvini assicura di no ("Non confondiamo il governo di Belluno e di Palermo con gli enormi problemi che l'Italia dovrà affrontare"). Ma le parole di Fontana sono chiare: "Non sono per nulla soddisfatto. Mi auguro che si inizi a guardare alle problematiche delle persone".

Il discorso del vicesegretario è pieno di "se fosse per me...", "parlo a titolo personale", ma è chiaro che dietro quel "sono abbastanza stanco" si celi un chiaro messaggio politico. "Se l'obiettivo di questo governo era quello di tentare che non ci fossero problemi economici, allora era giusto provarci. Ma se poi non vedo questi effetti sui cittadini...". Siamo al redde rationem? "Se la Lega non è lì per incidere, allora tanto vale che non ci stia. O il governo cambia e inizia a pensare a quello che interessa ai cittadini o la Lega farà le sue scelte".

Draghi avvisato, mezzo salvato.

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