Cronache

Sposa bambina seviziata, solo 4 anni di carcere alla suocera aguzzina

Solo 4 anni di reclusione e il pagamento di una provvisionale di 10mila euro per la macedone che torturò la sposa bambina "comprata" per suo figlio

Sposa bambina seviziata, solo 4 anni di carcere alla suocera aguzzina

Quanto vale la vita, distrutta, di una minore? Una manciata di anni di carcere e qualche soldo. Lo ha decretato la Corte d’Appello di Venezia confermando, due giorni fa, il pronunciamento di primo grado per Jasar Nermin. Una donna macedone, una suocera “torturatrice” che ha seviziato e umiliato, per mesi, la sposa bambina promessa in matrimonio al figlio.

Per lei, già condannata in primo grado, solo 4 anni di reclusione e il pagamento di una provvisionale di 10mila euro per la parte civile. A fronte delle scariche elettriche, delle botte e delle vessazioni inferte a quella tredicenne. Fatta arrivare come un pacco postale, nel 2012, da Skopje a Maghera e pagata appena 3mila euro. Ma il futuro sposo, di 17 anni, era scontento. Se la immaginava diversa, forse, non la voleva così. La ragazzina, però, non si può rimandare indietro come merce fallata. Così, dopo esser stata stuprata per provarne l’illibatezza, viene reclusa dalla suocera e ridotta in schiavitù. All’insaputa di tutti, persino del capofamiglia che, ogni giorno, si assentava da casa per lavorare in cantiere.

Una yazida nel Veneziano. Un’ombra, invisibile persino tra le mura domestiche. Invisibile a tutti, tranne a chi le ha fatto del male. ll caffè è amaro? Giù botte. La casa non è pulita bene? Altre botte. Questo finché, il 2 agosto di cinque anni fa, la ragazzina non è riuscita a scappare e denunciare tutto. Ci aveva già provato una volta, ma era stata riacciuffata. Per punizione, madre e figlio avevano improvvisato una rudimentale “macchina delle torture”. L’avevano immersa in una vasca piena d’acqua salata, in modo da aumentare la conduzione elettrica, e ripetutamente pungolata con le scosse del cavo del computer.

Queste sono ferite che non si rimarginano e che, senza giustizia, continuano a sanguinare.

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