Pazienti italiani, una risata vi guarirà. Ne è convinto Fabrizio Blini, autore di un'autobiografia da paziente recidivo. Cosa c'è di più triste e mortificante di un ricovero in ospedale? E con tutte le notizie nere su quelli italiani, che fanno parlare di sé quasi solo per fattacci e inchieste, per chi sta poco bene non c'è granché da ridere. Storie di ordinaria corsia-Il mondo visto dalla parte del pigiama (Add Editore) è una sfida ai luoghi comuni.
«Sia chiaro, non è un'inchiesta sulla mala sanità - sottolinea Blini -. Per usare un linguaggio attuale, è un libro tecnico, non politico». Una specie di manuale per i pazienti alle prese con il Servizio sanitario nazionale, scritto da uno che se ne intende: il «Signor 24», dal numero del suo letto in reparto. «Se esistesse un album delle malattie - spiega l'autore - mi mancherebbero poche figurine per finirlo». Blini fa la parte del migliore dei reporter, che vive sulla propria pelle ciò di cui scrive. Per esperienza (ha tra l'altro il 67% di invalidità civile) ha avuto più a che fare con corsie, reparti, esami e camici bianchi che con le abitudini di una persona sana.
E l'esperienza gli fa dire che «se non si è capaci di ridere, non c'è ospedale che si possa sopportare». Qualche esempio del suo approccio che esorcizza la malattia? «Nella mia biblioteca - scrive - ho il dispiacere di ostentare una Treccani di cartelle cliniche, una collezione di lastre e di Tac rarissime, esami brillantemente superati con la temperatura media di trentanove e sette: un meraviglioso viaggio nel corpo umano». Anche i titoli dei capitoli sono tutto un programma: «Beati i primari perché...
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