Incarichi (per ora) confermati. Il nodo del Segretario di Stato

Leone congelerà le funzioni per un anno. Sul tavolo il futuro di Parolin e del prefetto Fernandez, i più vicini a Francesco

Incarichi (per ora) confermati. Il nodo del Segretario di Stato
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Sulla Loggia delle Benedizioni l'ha voluto con sé. Robert Prevost si è mostrato al mondo senza nascondere l'emozione ma schierando anche al suo fianco il favorito della vigilia, Pietro Parolin. È il primo dato, colto da tutti gli osservatori, che va registrato mentre il nuovo pontefice prende possesso del Vaticano. La domanda è scontata: cambierà la squadra dei suoi ministri? La risposta che arriva, in mondovisione, è no. Almeno per ora il numero due che stava per diventare il numero uno, non rotolerà giù nelle scale della gerarchia.

Il Segretario di Stato, congelato nelle sue funzioni dopo la morte di Francesco, non perderà le sue responsabilità. Si è molto discusso del ruolo del cardinale veneto, delle sue capacità di mediazione e interlocuzione con i potenti della terra, peraltro in un momento così scombussolato in cui imperversa - per dirla alla Bergoglio - la «Terza guerra mondiale a pezzi». Ma in parallelo sono emerse anche le criticità o comunque le obiezioni alla linea politica scelta dal duo Bergoglio-Parolin, per esempio a proposito del controverso e spinosissimo accordo segreto con il regime di Pechino. Questa intesa, secondo molti, concede molto ma ottiene poco. Pochissimo, tanto che perfino il cardinale Zen, anche se sembra incredibile, è arrivato da Hong Kong libero su cauzione.

La quasi certezza è che grossomodo per almeno un anno non cambierà nulla nelle posizioni apicali. O meglio, cambierà solo l'indispensabile: Prevost dovrà per forza di cose nominare il suo successore alla testa di quell'ingranaggio delicatissimo che è il Dicastero per i vescovi. Insomma, la fabbrica delle gerarchie cattoliche in tutti i continenti. Chi sarà il nuovo Prefetto? Intanto, come da tradizione, il Papa non tocca i precedenti equilibri. È necessario un periodo di studio, serve prudenza per non entrare come un elefante in cristalleria, lui stesso è stato calamitato a Roma da Bergoglio, che l'ha nominato cardinale da meno di due anni, e dunque la continuità, quasi un istinto nei primi mesi, prevale su ogni altra eventuale considerazione. «Sua Santità - recita un comunicato - ha espresso la volontà che i Capi e i Membri delle istituzioni della Curia romana, come pure i Segretari, nonché il Presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, proseguano, provvisoriamente, nei rispettivi incarichi donec alitur provideatur», insomma finché non si provveda diversamente. Non è una formula di rito. «Il Santo Padre - aggiunge la nota - desidera infatti riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo prima di qualunque nomina o conferma definitiva».

Prevost lascia la porta aperta al rinnovamento, ma lo sposta, se così sarà, più in là. Del resto il suo carattere è meno impulsivo e imprevedibile di chi l'ha preceduto. Forse è più sistematico, meno riflessivo, probabile però che poi non torni indietro dalle decisioni prese. E questo modo di procedere meno spumeggiante è emerso già con i fogli del testo scritto che spuntavano mentre Leone prendeva contatto con il suo sterminato gregge. Quell'immagine insieme a Parolin esprime dunque una scelta consapevole: del resto un allontanamento del cardinale di Schiavon verrebbe subito interpretato come una resa dei conti, come la cacciata dello sconfitto, fra crepe e divisioni. L'unità della Chiesa prima di tutto. E due dei tre vertici che non verranno disturbati, per un certo periodo, nel loro lavoro.

I collaboratori più importanti del Papa sono infatti il Segretario di Stato, il Prefetto per la Dottrina della Fede e il Prefetto per il dicastero dei Vescovi che era appunto Prevost. Non se ne andrà Parolin. E resterà anche Victor Manuel Fernandez, a capo del dicastero per la Dottrina della Fede, l'ex Sant'Uffizio. Fernandez è un vescovo argentino, catapultato a Roma nel settembre 2023, negli stessi giorni in cui Prevost diventava cardinale. Fernandez ha aperto alla benedizione delle coppie gay, suscitando le ire dei tradizionalisti.

«Benedire le coppie gay - ha risposto Fernandez - non è blasfemo, è la tenerezza di Gesù». Per il resto non ha avuto ancora molto tempo per affrontare eventuali nodi. Un fatto è certo: Prevost, Parolin e Fernandez erano di fatto i tre vice di Francesco. Uno l'ha sostituito, gli altri due rimarranno con lui.

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