Svolta nelle indagini sulla morte di Mara Cagol: ascoltati ex Br dopo 47 anni

A far riaprire il caso è stato l'esposto presentato da Bruno d'Alfonso, figlio dell'appuntato dei carabinieri morto durante la sparatoria del 5 giugno 1975 che costò la vita alla terrorista

Svolta nelle indagini sulla morte di Mara Cagol: ascoltati ex Br dopo 47 anni

Sulla possibile riapertura delle indagini riguardanti la morte della brigatista rossa Mara Cagol e dell’appuntato dei carabinieri Giovanni D'Alfonso erano trapelate notizie già lo scorso novembre. Quasi un anno fa l'avvocato Sergio Favretto aveva depositato in Procura a Torino un esposto basato su ricerche negli archivi di Stato, nelle segrete dei tribunali e tra i documenti della commissione Moro. Favretto è il legale del figlio di D'Alfonso che venne ucciso, nel 1975, in un conflitto a fuoco con le Brigate Rosse alla Cascina Spiotta, ad Arzello, dove c'era la prigione di un commando in cui, dopo il rapimento, era tenuto nascosto Vittorio Vallarino Gancia, il re dello spumante. Nella sparatoria perse la vita anche Mara Cogol, 30 anni, moglie di Renato Curcio e capo della colonna torinese delle Br.

Adesso arriva la svolta processuale. Quarantasette anni dopo il conflitto a fuoco avvenuto nell'Alessandrino, sono stati interrogati a Milano alcuni ex appartenenti alle Br. Gli accertamenti dei carabinieri del Ris di Parma potrebbero dare un nome a chi, ormai quasi cinquant'anni fa, partecipò a quello che è passato alla storia come il primo sequestro di persona a scopo di autofinanziamento operato dalle Brigate Rosse.

L'attività investigativa fa seguito agli accertamenti scientifici cui sono stati sottoposti, con le più moderne tecniche, i reperti sequestrati all'epoca della sparatoria. Nel corso degli anni si sono fatte varie ipotesi sulla identità del brigatista che riuscì a fuggire. A far riaprire le indagini è stato, quindi, l'esposto presentato, con il tramite di un avvocato, da Bruno d'Alfonso, anche lui carabiniere, figlio dell'appuntato morto nella sparatoria del 5 giugno 1975 insieme a Mara Cagol.“É una questione di giustizia – ha detto il militare – e di verità storica.

Anche per onorare la figura di mio padre, un eroe che diede la vita per le istituzioni”. Le indagini sono affidate ai carabinieri del Ros e coordinate dai magistrati del pool sul terrorismo della Procura di Torino e dalla Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.

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