Anche la raffineria Eni di Taranto sotto sequestro da parte della guardia di finanza nell’ambito dell’operazione che ha messo i sigilli agli impianti di tredici regioni italiane. Si tratta del sequestro preventivo dei misuratori di prodotti petroliferi. Eni si ritiene parte offesa dopo la decisione presa dal gip del Tribunale di Roma. Lo comunica il gruppo petrolifero in una nota stampa, spiegando che il provvedimento "si inserisce in attività di indagine che erano state avviate dalle Procure di Frosinone e di Prato nel 2010 e dalla Procura di Roma nel 2014", di cui Eni aveva già dato notizia. La società spiega che "i procedimenti sono poi stati riuniti di fronte alla Procura di Roma" ed "Eni ha costantemente fornito all'autorità giudiziaria la massima collaborazione, con l'intento di chiarire le proprie ragioni a sostegno della correttezza del proprio operato e dell'estraneità alle presunte condotte illecite". "La società, anche in considerazione delle conseguenze che deriverebbero, come effetto del provvedimento, dal fermo totale delle attività di raffinazione e rifornimento di carburanti, richiederà la possibilità di utilizzo dei misuratori al fine di consentire il proseguimento di tali attività e di ridurre per quanto possibile al minimo l'impatto verso i clienti, le società e i servizi" conclude Eni.
Secondo l’accusa, l’Eni avrebbe commesso una frode per dieci milioni di euro perché sarebbero stati manomessi i misuratori.
In questo modo non sarebbero state pagate le accise su 40milioni di litri di carburante.Il sequestro blocca, così, sempre secondo l’accusa, la possibilità di continuare ad alterare le apparecchiature e la misurazione dei carburanti.
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