Cronache

"Le tenevo la mano. Ora Samantha non soffre più"

La mamma di Samantha D'Incà, la ragazza che era in stato vegetativo da 14 mesi, racconta quando hanno deciso di sospendere la terapia per tenere in vita la figlia: "Ora è libera"

"Le tenevo la mano. Ora Samantha non soffre più"

Quattrocentosettanta giorni. Li ha contati tutti, uno per uno, Genzianella Dal Zot, la mamma di Samantha D'Incà, 31enne di Feltre (Belluno), piombata in stato vegetativo irreversibile. Un calvario durato 14 mesi e terminato il 19 marzo quando i genitori, d'accordo con i medici, hanno deciso di sospendere le terapie e i trattamenti per tenerla in vita. "È stata dura. Ma almeno lei ha smesso di soffrire", racconta Genzianella in una intervista al Corriere della Sera.

Il calvario

Da mesi Samantha non interagiva più ed era alimentata con una sacca nutrizionale. Il verdetto dei medici era stato solenne: stato vegetativo irreversibile. E così Genzianella e il marito, dopo un momento di comprensibile smarrimento, hanno realizzato che l'unico modo per porre fine alla sofferenza della loro figlia era quello di sospendere le terapie e i trattamenti per tenerla in vita. Lo scorso novembre, grazie alla caparbia del loro legale, l'avvocato Davide Fent, sono riusciti ad ottenere dal tribunale di Belluno la nomina del padre ad amministratore di sostegno con la possibilità di prestare il consenso "all'eventuale interruzione delle terapie e dei trattamenti di mantenimento in vita, compresa la desistenza dalla nutrizione artificiale nell'ipotesi di un severo aggravamento". E quel momento è arrivato prima del previsto.

La sospensione dei trattamenti

Nel giorno della festa del papà, il cuore di Samantha ha smesso di battere. "Volevamo lasciarla andare - racconta la mamma - come avrebbe chiesto lei stessa, se solo avesse potuto parlare. Perché di una cosa siamo certi: preferiva morire piuttosto che rimanere in quello stato". Da giorni, ormai, le condizioni di Samantha continuavano ad aggravarsi. "Vedevo la sofferenza sul suo volto. - ricorda Genzianella - Siamo tornati a insistere per l'avvio del percorso per il fine vita ma c'era chi, tra i medici, faceva ancora resistenza. Così nella sua stanza abbiamo appeso una maglietta con su scritto: 'Non ho parole' e un biglietto in cui spiegavamo che quella sarebbe la frase che nostra figlia avrebbe gridato in faccia a chi, pur avendo la possibilità di alleviarne le sofferenze, rimaneva immobile". Lo scorso lunedì i medici hanno sospeso l'alimentazione forzata, pur mantenendo l'idratazione. Giovedì si è deciso per una sedazione profonda, in modo da scongiurare l'eventualità che potesse soffrire. "A quel punto, mia figlia si è spenta in meno di due giorni. E ora è libera".

Il futuro

La fine di un calvario che, forse, avrebbe potuto essere evitato. "Intanto chiederemo di verificare le responsabilità di chi non ha capito cosa le stava accadendo: nostra figlia poteva essere salvata. - dicono i genitori - Per il resto, io e mio marito vogliamo che la sua morte non sia vana. Ci sono migliaia di persone in Italia ridotte come Samantha: saremo la loro voce, testimoniando l'importanza di fare testamento biologico e l'urgenza di una legge che dia a tutti la possibilità di morire dignitosamente". La stanza di Samantha è rimasta intatta e Genzianella ogni giorno si affaccenda per rassettarla: "Ci sono ancora le sue pantofole sulle scale. - conclude - Quando passo l'aspirapolvere le sposto ma poi le rimetto lì.

Devo trovare la forza di andare avanti".

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