E poi dice che uno si butta a sinistra, diceva Totò. Io quasi quasi mi butto in politica, ha detto Flavio Insinna, con il tono di chi sbatte la porta a un mondo che non lo merita per andarsene dove farebbe faville. È curioso, suona talmente banale da non suonare neppure così strano, almeno da noi. Fermo restando la difesa a spada tratta per chiunque sia vittima di fuorionda o intercettazioni, il desiderio politico di Insinna fa riflettere (si fa per dire).
In realtà, come gioco di società, per capire le intenzioni di Insinna bisognerebbe avere un fuorionda del suo cervello, almeno una risonanza magnetica funzionale, e carpire cosa pensi esattamente della politica italiana, quale rappresentazione ne abbia. Perché delle due l'una: o crede di essere Luigi Einaudi, e nel tal caso sarebbe da ricovero. Oppure crede che la politica italiana faccia così schifo, ma così schifo, che tanto vale ci stia anche lui. Come gli aspiranti scrittori che mi sommergono di libri inediti: non pensano siano capolavori, pensano siano leggermente meglio di tanta robaccia pubblicata e magari perfino premiata.
Un ragionamento lo avrà pur fatto, Insinna, prima di dire di volersi buttare in politica anziché dichiarare di volere incartarsi in un pacco, poiché oggi la politica ha occupato ogni posto della cosiddetta società dello spettacolo. Se vuoi stare in televisione a lungo, per esempio, devi entrare in politica. Se entri in politica è comodo, non devi neppure farla la politica, puoi non andare, non devi neppure saper fare niente, anzi meno sai e meglio è, ti prendi uno stipendio e ti invitano in ogni trasmissione, e magari hai pure una bella macchina, e il vitalizio, e le guardie del corpo, ma soprattutto hai la tv. Poi ti indagano e ti intercettano, è vero, può capitare, anzi capita sempre, ma poi non succede mai niente mentre vedi quale casino per un fuorionda dei pacchi.
Insomma, è significativo che un conduttore di un programma di intrattenimento pensi alla politica come alternativa alla televisione ma sarà perché in realtà la politica è un'alternativa alla televisione, la nuova isola dei famosi. Per esempio io non so se Insinna sappia scrivere meglio di Di Maio, ma ammettiamolo, ci vuole così poco, se è passato Di Maio passi pure Insinna. Se è passata la linea grillina, secondo cui anche una casalinga con propensione all'ufologia può sedere a Montecitorio, perché non Insinna? Se uno vale uno, lui varrà di più. Sarà mica meno di un cittadino comune, Insinna. Insinna è Insinna, un fuoriclasse, un fuoriclasse del fuorionda.
In ogni caso, se dovesse decidersi, gli consiglio di evitare di
cercare di prendere i voti dei nani, e anche quelli dei sindacati. Per il resto si accomodi pure e si candidi, in quanto cittadini italiani siamo vaccinati a ricevere pacchi. A proposito: il partito può chiamarsi Affari miei.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.