Vaticano contro l'Ue: "Sui migranti deve fare di più"

La Santa Sede critica il piano europeo: "Non risolve il problema. E si sa che a vendere le armi ai Paesi in guerra c'è anche l'Italia"

Vaticano contro l'Ue: "Sui migranti deve fare di più"

Il piano per gestire dell'emergenza profughi messo a punto dall'Unione europea non convince il Vaticano: "Non siamo soddisfatti di questo accordo", ha detto il cardinale Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale dei migranti.

"Qualcosa è stato fatto, come il finanziamento dell’operazione Triton, ma così non si risolve il problema", aggiunge in un’intervista diffusa dal Servizio Informazione Religiosa della Cei in cui ha espresso "delusione" per quanto raggiunto al vertice dei leader dell’Unione europea sulle migrazioni che si è svolto ieri a Bruxelles, "Servirebbe un programma a lungo termine, una politica delle migrazioni seria".

Anche sull'ipotesi di colpire i barconi prima che partano dalla Libia la Santa Sede solleva dubbi: "Ma cosa bombardano? C’è il diritto internazionale! Bombardare in un Paese è un atto di guerra", dice Vegliò, "A cosa mirano? Solo ai piccoli battelli dei migranti? Chi garantisce che quell’arma non uccida anche le persone vicine, oltre a distruggere i barconi? Anche se fossero distrutti tutti i battelli, il problema dei migranti in fuga da conflitti, persecuzioni e miseria continuerà ad esistere. È inutile bombardare le imbarcazioni, le persone disperate troveranno sempre sistemi per fuggire: faranno altri barconi, passeranno via terra. Ricordiamoci che la maggior parte dei migranti non arriva dal Mediterraneo ma dalle frontiere terrestri. Finchè ci saranno guerra, dittature, terrorismo e miseria ci saranno i profughi, che andranno dove possono andare".

Infine l'attacco all'Italia: "Lo sappiamo tutti che le armi vengono dai Paesi sviluppati, compresa l’Italia.

Se noi riuscissimo a bonificare questi Paesi non ci sarebbe più la guerra in Siria, la corruzione e le tensioni in Libia, in Medio Oriente. L’Europa non si è mai data la premura di fare una politica delle migrazioni. Tutti sono disposti a dare soldi, basta che non vengano a disturbare nel proprio Paese. Ma non è questa la soluzione"

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