In questi giorni, l'Inghilterra, in conformità con il regolamento approvato in giugno, ha censurato due spot pubblicitari nei quali emergerebbero stereotipi di genere. Uomini e donne devono essere pari in tutto, o quasi: forza, coraggio e inclinazioni.
Nel primo spot, una serie di uomini si cimenta in attività avventurose. Le due donne sono passive: una dorme, l'altra accudisce un bambino. Peccato che la ragazza si sia addormentata in parete a duemila metri, sono dettagli, comunque si è assopita. Peccato anche che dedicarsi a crescere un figlio sia impresa non meno coraggiosa e soprattutto legittima di fare l'astronauta. Peccato, infine, che la madre lanci uno sguardo malizioso: mamma sì, ma sprint.
L'altro spot mostra un padre ricevere un neonato dalla madre, che se ne va. Il padre si distrae e lascia il figlio a girare sul nastro trasportatore di un ristorante self service. Spiega l'Advertising Standars Authority: «La scena lascia intendere che i padri non siano riusciti a curarsi dei propri figli a causa del loro genere». Lo spot vuole strappare un sorriso, niente di più. Con le motivazioni addotte dall'organo di controllo inglese, diventa sessista anche la commedia Tre uomini e una culla.
La Gran Bretagna, comunque, non è un'eccezione. Anzi, arriva dopo Belgio, Francia, Finlandia, Grecia, Norvegia, Sud Africa e India. In realtà, viene un dubbio. Più che attaccare la discriminazione di genere, un simile regolamento promuove la trasformazione dell'individuo (donna e uomo) in massa e l'abolizione di ogni diversità. Diversità, tra l'altro, definita in base all'agenda globale del politicamente corretto. Un padre può essere pasticcione: e allora? È forse questo che definisce il suo ruolo in famiglia? Perché essere associate alla maternità dovrebbe essere un'offesa? Non passa così il concetto che la donna debba per forza lavorare se vuole fare parte a pieno titolo della società? Ripeto e sottolineo: per forza e a pieno titolo.
Naturalmente questo non significa negare pari opportunità alle donne.
Sappiamo bene tutti quanti che «l'angelo del focolare» può essere uno stereotipo sgradito a molte donne, che le donne si trovano spesso a fare due lavori (uno fuori e l'altro dentro casa), che le donne hanno dovuto faticare per raggiungere posizioni considerate normali per l'uomo. Ma ne corre da qui a vietare uno spot che presenta una madre in buona luce o un padre distratto.
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