Esattamente un anno fa la svolta nell’omicidio di Yara Gambirasio, la tredicenne bergamasca scomparsa il 26 novembre del 2009 da Brembate di Sopra (Bergamo) e trovata uccisa tre mesi dopo. Il 16 giugno dell’anno scorso fu, infatti, arrestato Massimo Bossetti muratore di 45 anni di Mapello, paese vicino a Brembate di Sopra, con l’accusa di essere l’omicida. Ad incastrarlo il Dna che gli investigatori gli avevano prelevato due giorni prima, con lo stratagemma dell’etilometro. Risultò lo stesso dna trovato sul corpo di Yara, quello fino ad allora attribuito ad ’Ignoto 1’, il figlio illegittimo dell’autista di autobus Giuseppe Guerinoni, morto nel ’99. Quel Dna è l’indizio principale a carico del muratore che il 3 luglio affronterà il processo in Corte d’assise con accuse da ergastolo: omicidio aggravato dalle sevizie e crudeltà e dalla minorata difesa della vittima e calunnia ai danni di un collega di lavoro sul quale avrebbe cercato di
sviare le indagini.
La difesa di Bossetti, che continua a proclamarsi innocente, è intenzionata a chiedere l’audizione di centinaia di testimoni e intende smontare in aula la prova del Dna che più volte, nel corso delle indagini, ha cercato di confutare.
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