Zuckerberg batte moneta: nasce l'impero Facebook

Zuckerberg batte moneta: nasce l'impero Facebook

Un popolo, una terra, una lingua e una moneta. Mark Zuckerberg ha il suo mega Stato ed è un impero. Non ha confini, non ha rocce e mari, ma miliardi e miliardi di persone che si scambiano parole, messaggi, fotografie, informazioni. È ricchissimo e prova a mangiarsi giorno dopo giorno tutto quello che lo circonda. I suoi territori si chiamano Facebook, Instagram, Messenger e Whatsapp. A c'è un altro colosso che si chiama Google, ma a oriente ora deve fronteggiare la crescita esponenziale cinese di WeChat.

Questo regno tra meno di un anno batterà moneta, una valuta che assomiglia al sogno anarchico e corsaro delle criptovalute come il bit coin, ma dietro ha banche, finanza e partner come Mastercard, Visa, PayPal, eBay o Spotify. La sua missione è fare concorrenza al dollaro. Si chiama libra ed il suo nome viene da lontano. È la libra di una Roma ancora città-Stato. È la libra sacra romana e imperiale di Carlo Magno, circa 408 grammi d'argento, con cui coniare 240 denari. È la libra da cui deriva anche la nostra vecchia e spesso rimpianta lira.

La forza della moneta di Zuckerberg sarà la leggerezza. È veloce, immediata, buona per gli scambi e non è legata all'economia di un solo Paese. Ti fidi? Sì, perché lo stai facendo da tempo. Il re dice che sarà come scambiarsi una foto. Basta un clic. Non ci pensi, semplicemente spendi, come se fosse il gesto più naturale del mondo. Condividi. E paga.

Non pensate che libra si accontenterà solo di Facebook e di Instagram. È un'illusione. La sua ambizione non ha confini. È una moneta che punta a diventare centrale. Non una moneta ma la Moneta, quella con cui tutte le altre devono fare i conti, quella che vuole raggiungere perfino quel miliardo e settecento milioni di individui che non hanno mai messo piede in una banca ma hanno uno smartphone. Libra non è chiaramente una novità assoluta, in fondo anche Uber ha i suoi crediti e presto arriveranno le Apple Card, ma nessuna di queste ha dietro la forza virale di un social network.

Le monete raccontano molto di più di quello che si vede. Non è solo oro. Non è soltanto il valore di scambio. Non è quello che puoi comprare, investire o mettere sotto il cuscino. Le monete sono uno specchio di quello che accade. Ti svelano una realtà, ti raccontano una storia. Ti dicono come stanno cambiando i tempi. La libra carolingia, quella di re Carlo, ti fa sapere che la frammentazione è finita, i barbari non sono più barbari e sta rinascendo una civiltà. La libra di Zuckerberg ci parla di noi. Ci dice come l'abbiamo pagata. Lì c'è tutto quello che abbiamo dato gratis a mister Facebook: nomi, cognomi, indirizzi, codici fiscali, gusti, opinioni, passioni, segreti, perfino le nostre perversioni e poi i luoghi dove siamo stati, le amicizie, per chi abbiamo votato, il colore preferito, cosa stiamo mangiando, i nostri sogni, i ricordi di padri, madri, fratelli e le foto dei figli. La libra è fatta dei nostri pezzi di vita, di amori, matrimoni e funerali. La libra si nutre di quello che siamo.

È una libra di carne, come quella che Shylock chiede al mercante di Venezia come garanzia. Nessuno ci ha costretto, lo abbiamo fatto gratis. Quella libra di carne come ci ricorda Shakespeare corrisponde al peso del nostro cuore. Circa 300 grammi.

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