Cuffaro replica al pm Grasso: «Mi giudicheranno i siciliani»

Il governatore: «Alle cosche ho dato solo segnali di contrasto»

Marianna Bartoccelli

da Roma

Affida all’elenco dei provvedimenti adottati dal suo governo la prova che «Cosa Nostra da lui ha potuto raccogliere soltanto segnali di forte contrasto». È la risposta di Totò Cuffaro, il presidente della Regione Siciliana, messo sulla graticola dalle dichiarazioni fatte nel corso di un convegno di Rifondazione Comunista dal procuratore nazionale della Direzione Antimafia. «Candidare personaggi sotto inchiesta è un messaggio che può risultare gradito ai mafiosi» ha dichiarato Piero Grasso, poche ore dopo la dura relazione del presidente della Corte d’appello per l’apertura dell’anno giudiziario. Aggiungendo parole ancora più pesanti: «Può costituire una sfida alla giustizia e un appoggio all’illegalità e all’impunità».
Un ingresso a gamba tesa nell’agone elettorale del centrodestra, che candida, anzi conferma, la candidatura di Totò Cuffaro non solo a governatore di Sicilia ma come numero due nelle liste nazionali dell’Udc, guidate in Sicilia dall’attuale presidente della Camera Pier Ferdinando Casini. Parole pronunziate in un contesto politico preciso, convegno di Rifondazione, e che proprio per questo suonano ancora più gravi e costringono tutti a guardare nella direzione di Totò Cuffaro, attualmente sotto processo con l’accusa di favoreggiamento alla mafia. Un processo che dovrebbe andare a sentenza proprio a cavallo delle elezioni nazionali e prima di quelle regionali.
«Ho rispetto del pensiero di tutti ma per quel che mi riguarda parlo solo di programmi e del lavoro che c'è da fare per la Sicilia ed aspetto che siano i siciliani a dare un giudizio sulla mia vicenda processuale» è la risposta immediata del presidente Cuffaro che ribadisce quanto affermato il giorno della sua candidatura: «Se sarò condannato anche solo in primo grado smetterò di fare politica».
Ma sino al giorno della prima sentenza intende continuare a svolgere il suo ruolo di leader nazionale dell’Udc e di candidato di punta della Cdl. Non entra nel merito delle dichiarazioni del procuratore antimafia ma espone con orgoglio le iniziative varate, tra cui i protocolli di legalità sanciti con il ministero degli Interni e la Guardia di Finanza, l’istituzione delle stazioni uniche appaltanti, il sequestro dei pozzi dell’acqua e la chiusura di 270 discariche abusive. Si fa forte anche della difesa del presidente della Camera che nell’ultimo «Porta a Porta» con D’Alema aveva ribadito la linea del massimo garantismo e della presunzione di innocenza sino alla sentenza di condanna, e raccoglie anche la dichiarazione del segretario nazionale del suo partito, Lorenzo Cesa: «Se avessimo adottato il principio suggerito da Piero Grasso ci saremmo privati del contributo di tanti autorevoli esponenti che hanno poi dimostrato la loro innocenza».
A fianco di Cuffaro si schiera anche Forza Italia: «Siamo convinti che Salvatore Cuffaro sia in buona fede, lui stesso ha detto che se sarà condannato abbandonerà la politica, ma sappiamo che è una persona per bene e tra l’altro è un vincente» è stata la difesa del ministro Enrico La Loggia, che ha aggiunto: «Noi abbiamo tutte le carte in regola, quello che ha fatto il governo Berlusconi contro la mafia non ha precedenti». Entra in polemica diretta con Piero Grasso invece Angelino Alfano, il coordinatore regionale di Forza Italia, ricordando le tante inchieste sbagliate nei confronti dei politici fatte dalla Procura di Palermo: «Ci sono state troppe assoluzioni per potersi fidare solo delle indagini» ha commentato.


Di tono diverso le dichiarazioni del centrosinistra e Franco Monaco della Margherita osserva che se «un magistrato garantista come Piero Grasso sente il dovere di fare un appello simile alle forze politiche vuol dire che la situazione è critica». Sulla gravità del momento concorda anche Emanuele Macaluso: «Il clima di scontro è pericoloso. Può portare a pensare che pur di abbattere un nemico i voti vadano presi ovunque».

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