"Adultera, madre e single: il '900 è tre donne in una"

Il nuovo campione delle lettere Usa definisce Le vite impossibili di Greta Wells, il suo romanzo ad alto tasso romantico, "una road map femminile di un secolo"

"Adultera, madre e single: il '900 è tre donne in una"

Una donna che visse tre volte, la storia d'America del Novecento, un elettroshock che non si interrompe per quasi un secolo e una quantità di emozioni complicate dal fatto che Greta è sempre se stessa, ma la società in cui vive cambia. Le vite impossibili di Greta Wells, il nuovo romanzo di Andrew Sean Greer, appena uscito per Bompiani (pagg. 304, euro 18, trad. Elena Dal Pra), è tre viaggi nel tempo. Conosciamo la protagonista 32enne nel 1985, quando il fratello Felix è appena morto di Aids e il marito Nathan l'ha lasciata. Lei ricorre allo psichiatra e il primo risultato delle «cure» è quello di svegliarsi nel 1918, sempre 32enne, ma con il marito in guerra e un giovane, scandaloso amante più giovane di lei. E poi di svegliarsi ancora, nel 1941, sposata e con figli, la guerra non ancora iniziata e il marito a casa a comporre un quadro di famiglia felice. L'autore di Le confessioni di Max Tivoli e La storia di un matrimonio (Adelphi), un vero caso letterario anche in Italia, non ha composto né un esercizio di stile né un'opera fantastica nello stile di Cloud Atlas, ma un romanzo romantico al consueto alto tasso emozionale dei precedenti. «Tutto - dice lui - è nato da una domanda: come può cambiare l'esistenza di qualcuno in funzione dell'epoca in cui vive? Certe persone sono talmente se stesse che lo sarebbero sempre e per sempre, altre concordano con qualsiasi cosa dica il Presidente, hanno “la testa del tempo”. Sarebbero le stesse in un'altra epoca?».

Greta rappresenta anche tre ruoli femminili all'apparenza inconciliabili in una donna sola.
«Mentre lo scrivevo, mi sono accorto che il romanzo diventava anche la road map femminile del Novecento. Greta ha tre ruoli pubblici e privati diversi in ogni epoca: adultera, madre di famiglia e single. L'amore libero, la sicurezza della norma sociale, la solitudine: che cosa fa davvero felice una donna? Alla fine farà una scelta, ma una scelta davvero complicata: ogni mondo ha qualcosa per lei».

La storia, la società, le donne: il libro sembra il risultato di un grande lavoro di costruzione d'ambiente e psicologica, come accadeva nel romanzo classico del secolo scorso.
«Quando è il momento di lavorare su un romanzo, accendo l'interruttore e faccio attenzione a tutto, anche ai dettagli delle stanze in cui entro. Per cominciare a scrivere ho passato un anno alla New York Public Library a studiare la storia della città. Non avevo un plot, non avevo un protagonista, non avevo nulla. Lentamente, il mio istinto mi ha detto quali periodi scegliere, quali personaggi, quali vite. In qualche modo, l'ancoraggio al passato che lo tiene insieme non è diverso da quello di La storia di un matrimonio: là c'era il 1952, un limite ma anche una forza: l'America di quegli anni era la luce che mi guidava e poi potevo rilassarmi sulle emozioni».

Ma l'idea delle tre vite come le è venuta?
«Dopo Max Tivoli, tutti mi chiedevano: “In che periodo ti sarebbe piaciuto vivere?”. Ho sempre risposto: “Ai primi del Novecento”. Avrei voluto la mia vita nel 1918. Poi ho capito che quegli anni potevano essere davvero divertenti, ma non per tutti: donne e gay, ad esempio, non avevano l'esistenza facile, anzi, direi che in certi casi è stato un periodo davvero orribile. Così alla fine ho cominciato a pensare: “Fossi nato allora, sarei la stessa persona?”. Ho scritto Greta per me, per darmi una risposta».

E Greta è una di due gemelli, come lei.
«La connessione con un fratello può essere incredibilmente forte, tanto che a volte rende la vita impossibile: a San Francisco avevamo case collegate e lui veniva tutti i giorni a bussare alla mia porta sul retro. Appartieni a qualcuno, qualcuno che sa esattamente che cosa stai pensando. Non sei mai davvero solo e al pensiero di starci sul serio ti senti male».

Si dice che lei abbia sempre un improvviso blocco durante la scrittura dei romanzi.
«La crisi peggiore è stata con La storia di un matrimonio: avevo deciso di smettere di scriverlo e di ridare l'anticipo al mio agente. Lei ha detto, come sempre: “Perché non aspetti?”. Ma quell'attesa è terribile, perché io nella vita non sono un depresso: sto sul divano, gelato e vino sono inutili, non mi posso muovere per una settimana o due, decido di rompere con tutto e con tutti. Dopo, il coraggio torna sempre».

Lei ha un sito internet molto vivace: per promuovere Greta ha addirittura composto una canzone all'ukulele e la esegue in un video.

Che ne è dell'immagine di confino degli scrittori di un tempo?
«Prima, tutto quel che potevi fare era un reading. Invece Facebook, Twitter e compagnia mi divertono molto. I veri scrittori sono dei solitari. La promozione è l'unico momento buono per socializzare».

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