I l 25 luglio 1943 è certamente uno degli argomenti più abusati della storiografia e della filmografia documentaristica, ancora a settanta anni dai fatti: la caduta di una dittatura ultraventennale - per via di complotti intrecciati e tuttora misteriosi - e la mancanza di documentazione certa sono ingredienti di sicuro effetto per un'analisi che non avrà mai fine. Tuttavia, tassello dopo tassello, nuova acquisizione dopo nuova acquisizione, è possibile avvicinarsi alla verità.
Il mio professore universitario, Gianfranco Bianchi, dedicò metà della sua vita a quella giornata con un volume (Perché e come cadde il fascismo, Mursia 1970) ancora utile, ma che potrebbe trarre nuova linfa dal documentario che sarà possibile vedere stasera su Raitre, alle 21, nel programma La grande Storia: anche il documento cinematografico e fotografico può contenere ricerche storiche originali e dare un contributo utile per una ricostruzione accurata. L'autore, Fabio Toncelli, ha già raggiunto ottimi risultati in questa direzione con Ortona 1943. Un natale di sangue (2008) e con Liberate il Duce! (2010).
Il nuovo documentario, che non trascura l'uso di effetti cinematografici e la ricostruzione degli anni precedenti, si intitola Mussolini, 25 luglio 1943: la caduta, e inizia con la testimonianza di Armando Bettiol, all'epoca giovane antifascista del Partito d'Azione. Nel luglio del '43 Bettiol fece parte di una congiura - una delle tante in quei mesi - per assassinare Mussolini e Hitler durante il loro incontro (splendide le foto a colori, inedite, ritrovate in Germania) a Feltre, il 19 luglio. Bettiol, deceduto da poco, non ne aveva mai parlato in televisione e racconta che, a suo parere, l'operazione fu annullata per l'opposizione del Vaticano: la curia temeva passaggi traumatici che avrebbero favorito le forze clandestine meglio organizzate, ovvero i comunisti. Scopriamo oggi anche che dell'operazione era a conoscenza l'uomo che avrebbe sostituito il Duce alla guida del Paese: Pietro Badoglio. Il generale appare in un'altra scoperta avvenuta durante le ricerche per il documentario, un episodio che conferma il clima ambiguo di quel periodo. Pochi giorni prima del 25 luglio, a Grazzano, si incontrarono Pietro Badoglio e Rodolfo Graziani, che dopo poche settimane diventeranno acerrimi nemici. Lo scopo, ovviamente, era parlare degli scenari che si stavano preparando.
Complotto dietro complotto, anche il ruolo del Vaticano appare sempre più importante. Un altro testimone che finora non aveva mai parlato o scritto, nonostante i tentativi fatti da Renzo De Felice per convincerlo, è monsignor Giovanni Catti, che nel dopoguerra fu amico e confessore di Dino Grandi, il gerarca protagonista del 25 luglio, il «grande traditore» secondo la tradizione fascista. Catti rivela che ci fu una lunghissima udienza - una mattinata intera - di Grandi con Pio XII. Il prelato non sa datarla con precisione, ma ricorda il contenuto dell'incontro, che gli ha raccontato Grandi: fuori confessione perché c'era poco da confessare, trattandosi degli argomenti più ovvi, ovvero la difficile situazione dell'Italia e come uscirne.
Il documento più clamoroso e inedito sarebbe, se autentico, un manoscritto intitolato Verbale della seduta del Gran Consiglio del 25 luglio. Mussolini infatti non volle ammettere alla seduta uno stenografo. Il clima descritto nel verbale, burrascoso fino a sfiorare la rissa o addirittura la sparatoria, contraddice molti dei ricordi dei partecipanti, ma lo stesso Toncelli avanza legittimi dubbi sull'autenticità del documento. Anche i falsi, però, hanno un loro interesse: chi lo ha scritto? quando? a quale scopo?
Un altro spunto di grande interesse è l'atteggiamento dei tedeschi di fronte ai preparativi per defenestrare Mussolini. Che ne fossero al corrente è fuori di dubbio, e fra l'altro viene mostrato un documento del 17 luglio in cui si avverte Himmler che Badoglio sta per sostituire il duce. Perché i tedeschi non intervennero per sostenere Mussolini? La tesi di Toncelli - avvincente ma non dimostrabile - è che Hitler, in seguito all'incontro di Feltre, considerò che la caduta di Mussolini avrebbe fatto comodo alla Germania: il documentario riporta due testimonianze secondo cui il Führer, aveva esattamente previsto (o progettato?) gli eventi che sarebbero avvenuti in Italia, dalla caduta del fascismo fino alla Repubblica di Salò.
Particolarmente interessante è l'atteggiamento di Benito Mussolini. Una importante acquisizione del filmato è la registrazione integrale, ritrovata in un archivio tedesco, del discorso del duce da Radio Monaco il 18 settembre del '43, pochi giorni dopo la liberazione dal Gran Sasso. Il quadro finale, sebbene indiziario, è abbastanza chiaro: Mussolini, come più volte è stato ipotizzato, era al corrente di quanto si andava preparando, persino del ruolo che Grandi avrebbe giocato nel Gran Consiglio: ne avevano addirittura parlato. E, a questo proposito, viene riportata una testimonianza del generale Albert Kesserling.
Allora perché il duce non evitò la sua caduta? Il documentario avanza l'ipotesi, sconcertante ma non nuovissima, che lo stesso Mussolini «complottasse» contro se stesso, tentando di manovrare il gioco. Vecchissimo è invece il tentativo di paragonare, nel finale, gli eventi di allora con quelli di oggi: un tentativo che non riesce mai bene se, invece di una conclusione, è un presupposto.www.giordanobrunoguerri.it
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.