La celebrata detrazione sull'acquisto di libri? Vale meno di un euro

La copertura di 50 milioni per tre anni è «fissata nella misura massima» e non sono previsti rifinanziamenti una volta finiti

La celebrata detrazione sull'acquisto di libri? Vale meno di un euro

Quando, una settimana fa, si è saputo che il governo, per la prima volta nella storia della Repubblica, ha varato un provvedimento concreto a favore del libro e dei lettori, ossia la possibilità di detrarre il 19% di quanto speso per l'acquisto di libri, compresi quelli scolastici, tutti hanno applaudito. Come ha scritto, uno per tutti, il direttore del Salone del Libro di Torino Ernesto Ferrero sulla Stampa, «è un gesto che porta sollievo agli stremati bilanci familiari, e ha un'apprezzabile valenza simbolica». Se è vero, come è vero, che la crisi in cui ci troviamo è soprattutto una crisi culturale, e se è vero, come è vero, che lo sviluppo economico di un Paese è strettamente correlato agli indici di lettura, il decreto ha uno straordinario valore «ideale». Significa che chi ci governa ha capito uno dei «nodi» dell'impasse e ci dice: «Ecco, faccio qualcosa di concreto per aiutarvi». E di ciò siamo contenti noi giornalisti, noi lettori, noi cittadini.

Il punto, però, è che qualcuno, scemata l'euforia suscitata dall'alto gesto simbolico, ha iniziato a fare due conti. Ora, sulla base del comunicato stampa del governo - il testo del decreto non c'è ancora - sembra di capire le seguenti cose. Uno: chi acquista libri potrà detrarre dalla dichiarazione dei redditi il 19% fino a un massimo di 1000 euro per i libri scolastici e 1000 per altri testi (e fino qui, tutto bene). Due: il provvedimento vale per i libri cartacei, ma non per gli e-book, e da quanto si è capito neppure per gli acquisti online (e qui iniziano i dubbi: se si voleva rilanciare la lettura, si è sbagliato clamorosamente; se si vuole sostenere l'editoria, non si è stati imparziali, anche se l'Aie ha esultato). Tre: per la copertura economica del provvedimento sono previsti 50 milioni di euro l'anno, per tre anni. Calcolando che in Italia, ogni anno, vengono acquistati libri per 3-4 miliardi di euro, il dubbio è che la cifra sia bassissima. E che quindi l'agevolazione fiscale varata dall'Esecutivo sia poco più che simbolica.

Qualcuno si è preso la briga di calcolare l'effetto concreto sulle famiglie. Con esiti sconfortanti. Ieri Blitzquotidiano.it ha fatto il seguente conto: in Italia, approssimando, ci sono 20 milioni di famiglie, supponendo che ognuna spenda in un anno 250 euro per acquistare libri (budget non altissimo per chi deve acquistare testi scolastici per i figli), risulta un conto finale di 5 miliardi di euro. E il 19% di 5 miliardi è 950 milioni: 900 milioni più di quanto il governo ha stanziato. Ma proviamo a fare il conto inverso: 50 milioni sono il 19% di circa 260 milioni, quindi il fondo può coprire le detrazioni sino a una spesa che consentirà di acquistare libri a ognuna delle 20 milioni di famiglie per 13 euro, risparmiandone, circa due...

Nel dubbio, abbiamo chiesto al ministero competente, quello per Sviluppo economico, che con grande gentilezza e velocità ci ha risposto. E abbiamo scoperto che la copertura di 50 milioni è «fissata nella misura massima» e non sono previsti rifinanziamenti una volta finiti.

Ma soprattutto che la cifra deve intendersi complessiva per il triennio 2014-16. Quindi i 50 milioni significano 16,6 all'anno. Se non sbagliamo i conti, il risparmio di ogni famiglia a questo punto è di 66 centesimi l'anno.
È un simbolo, un bluff o una presa in giro?

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