Lo stato di salute culturale di un Paese si percepisce - anche - dalle condizioni generali dell'editoria. E le condizioni dell'editoria si giudicano - anche - dalla vitalità, o meno, delle sue collane. Che sono l'«anima» di una casa editrice, e insieme l'indicatore della fantasia e del coraggio di una maison. In questo senso, il libro-catalogo (ottimo) di Gian Carlo Ferretti e Giulia Iannuzzi Storie di uomini e libri. L'editoria letteraria italiana attraverso le sue collane (minimum fax, pagg. 320, euro 13) è utilissimo. Dimostra - se ce ne fosse bisogno - la grandezza dell'editoria italiana di ieri, che sapeva coniugare qualità e mercato, formando generazioni di lettori, tra classici e narrativa di consumo (dalla celebre «Medusa» alla leggendaria «Bur», dai «Gialli» Mondadori a «I coralli» Einaudi per citare a caso), e rivela anche la leggerezza di troppa editoria di oggi. Se si provasse un confronto tra le collane italiane fino agli anni '60-70, e anche '80-90 (ad esempio l'eccellente «Letterature» di Theoria o la «Collana praghese» di e/o), e quelle post-Duemila, ci sarebbe da preoccuparsi. È vero: grandi titoli continuano a uscire in collane come «Fabula» e la «Biblioteca Adelphi», ad esempio, o «La memoria» di Sellerio (e sopravvive tenacemente, per la poesia, «Lékythos» di Crocetti, mentre «Poesia» di Garzanti ha chiuso), ma novità significative, negli ultimi 15 anni, se ne vedono poche (Ferretti e Iannuzzi, con eleganza, non citano però le meritevoli collane di minimum fax, come, una per tutte, «minimum classics»).
Intanto, i gloriosi (un tempo) «Meridiani» accolgono Eugenio Scalfari mentre «La Scala» di Rizzoli o «Stile libero» di Einaudi (a caso) per ogni titolo buono/ottimo, ne portano in libreria dieci inutili. Ma, naturalmente, questa è solo una nostra - altrettanto inutile - impressione.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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